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gente di campagna, va doventando di nuovo generale. Poche sono le madri che si ricusano di allattare, e molte invece sono quelle le quali non potendo sottoporsi a quella fatica per malferma salute, si affliggono di non poter nutrire i loro piccini e dar loro tutte quelle prime cure, che formano un legame di più fra madre e figlio.

Ormai la donna fatta più colta, istruita dei doveri che le incombono, si occupa molto dei suoi bambini, anche se nata in quelle sfere sociali in cui più facile le sarebbe di affidarli ad altri. Fra le signore vi è una gara di amor figliale; ogni dama vuol soverchiare tutte le sue simili a forza di amore materno, e ormai ella non trascura più il bambino; lo vuole bello, sano, intelligente e si orna di lui come del suo più bel gioiello.

Questo fa sì che voi, bambini, non siate più da compiangere come furono quelli che nacquero nel nostro paese, nelle sfere alte e nelle basse quando la miseria, prodotta dalla servitù, dalle divisioni lo aveva spartito in tante piccole provincie governate separatamente dagli stranieri, o da principi che ubbidivano al cenno di potenti sovrani.

Pare, dacchè la libertà è ritornata a insediarsi da noi, dacchè la nostra bandiera sventola gloriosa in terra e in mare, che tutti gli affetti gentili si sieno ridestati, e più potente fra questi l’amore materno.

Mentre prima il bambino era un ospite incomodo, che si relegava lontano dai genitori affinchè non amareggiasse loro la vita, ora è il piccolo sovrano della casa: il padre lotta per assicurargli l’agiatezza, la madre combatte per preservarlo dalle malattie, per fornirlo di forti muscoli e di sangue affinchè entri robusto nella vita, e tutti e due sono concordi nel risparmiargli ogni pena, nel farlo persuaso che da lui dipende la loro felicità, il loro riposo.