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resciallo Kray. Intanto s’intavolarono nuovi trattati di pace, e dal Governo francese fu proposta per il futuro congresso la città di Luneville in Lorena, come luogo di mezzo, e vicino all’Impero, e perciò opportuno a queste diplomatiche negoziazioni; tanto più, che ivi si ritrovava un superbo castello per li alloggi. Solamente il dì 11 Ottobre di questo anno fu dal Consolato francese nominato il ministro plenipotenziario Giuseppe Bonaparte consigliere di Stato, e fratello del primo Console, e da parte dell’ Imperatore il Conte Luigi di Cobenzel, ministro di Stato, che aveva pure trattata la pace a Campo Formido, il quale effettivamente si mise in viaggio alla volta di Luneville alla metà di Ottobre.

Tra queste circostanze l’Arciduchessa Elisabetta abbandonò Innsbruck, e si recò a Vienna, perchè a’ 20 d’Ottobre veniva a spirare l’armistizio.

Ma altro gran male minacciava il Tirolo, e l’Italia ancora, il qual era la fame. Era bensì riuscito buono il primo raccolto de’ grani: ma un’ orrenda siccità, tanto in Italia che nel Tirolo meridionale, principiata alla metà di Luglio, e continuata sino verso li 20 di Agosto, diseccò il secondo raccolto, che fu scarsissimo a segno, che le rape, per altro sì abbondanti in queste valli, si pagavano trenta carantani lo staro, la tassa del frumento fu fissata a troni quindici, e della segale, a troni dodici lo staro trentino: nè questo bastò, perchè fu anche scarsa la raccolta del vino: le tante pioggie cadute in tempo, che le uve fiorivano, le fecero cadere; e la siccità sopraggiunta diseccò in gran parte le non cadute; talchè la tassa senza esempio in tutta questa istoria fu fissata a troni ottantacinque la misura di vino di queste Valli, che equivale a dieci bacede trentine. Si temeva, che consumato il primo prodotto del grano, al consumo del quale ajutavano sessantamila ospiti, tanto calcolata l’intiera truppa esistente, nel Tirolo, la più minuta gente ne dovesse mancare nella ventura primavera.

Lentamente procedevano i trattati a Luneville, perchè la Francia ricusava di ammettervi altre Potenze, e principalmente l’influenza dell’ Inghilterra, a segno, che nel Dicembre di nuovo incominciarono le ostilità. L’eletto Vescovo di Trento aveva bensì ottenute le bolle per il Vescovato col ribasso del terzo delle solite tasse dal regnante Sommo Pontefice Pio VII.; ma non era stato ammesso al possesso del Principato: onde credette a proposito di ritirarsi; e con picciolo seguito si trasferì a Gorizia, ove rimase sino alla conclusione della pace. Il Consiglio imperial regio amministrativo spedì frattanto ordine nelle Valli di riscuotere un’annua steura per la provvisione della necessaria legna. Di fatti era caduta quantità di neve, in mezzo all’inverno, un battaglione doveva sempre dimorar ne’ casoni alla custodia del posto, e il monte consistente in praterie non somministrava legna bastevole. La spesa del taglio, e le condotte formavano un ammasso esorbitante, il fuoco doveva essere continuo, e pressochè infernale per guardarsi, quanto fosse possibile, dall’eccessivo freddo, tanto più che si posero de’ picchetti anche al Moltoz verso Pejo. Stava il general Stojanich col suo quartiere in Pellizzano, e gli altri battaglioni erano distribuiti in Vermiglio, e ne’ contorni, quando la notte dei 22 Dicembre levatosi un