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convenne far delle requisizioni di segale alle Comunità delle Valli per far il pane: li forni di ferro erano restati in Italia, onde nel convento di Cles si dovette ergere nuovi forni di muro, e nel borgo formare nuovamente il magazzino, ove finalmente giunsero le necessarie farine. Si spediva a Verona alla cassa di guerra; ma gli uffiziali spediti mai non ritornavano; e mancando la pecunia, nerbo della guerra, si dovette dar mano a cercar imprestiti dalle Comunità, e da’ particolari. Anche la Provincia spedì delle compagnie di bersaglieri; e mancando il numerario, si facevano i pagamenti in cedole, e ramaglia, con che penava la truppa. Fu altresì ingrossato questo corpo con due altri battaglioni confinarj ungheresi.

Questo corpo non poteva lungamente sussistere nella Valle di Sole; perciò fu distribuito in Val di Non. Il battaglione di Greth fu stazionato da Revò sino a Fondo; Siegenfeld da Cles sino alle quattro Ville di Tassullo; e gli altri due battaglioni persistettero in Val di Sole, cangiandosi per la custodia di Tonale ogni quindici giorni il battaglione. Una delle principali cure del tenente colonnello Siegenfeld, comandante interinale, fu di far ristaurare li casoni di Tonale, che erano malconci e mancanti, cui ne furono aggiunti degli altri. Si fecero dei fortini a Malè, e Terzolàs; e per i carriaggi, le provvisioni, e i bersaglieri, tutto camminava sul piede della campagna antecedente. Così passò la faccenda tutto l’estate tra la speranza di pace, e il timor di guerra.

Non era migliore la condizione del Tirolo settentrionale. La Venosta veniva minacciata dall’armata francese esistente ne’ Grigioni, comandata dal generale in capo Macdonald. Perciò fu unito un corpo di circa diecimila uomini sotto il comando del generale Auffenberg, non comprese le numerose orde de’ bersaglieri, che da tutte le parti concorrevano alla difesa della patria. Ma più di tutto sembrava il turbine impetuoso minacciare i due Circoli dell’Enno, tanto dalla parte di Svevia per Scharnitz, quanto dalla Baviera per Kufstein. Alla difesa di questo importante tratto fu destinato il tenente maresciallo Hiller, il quale piantato il suo quartier generale in Innsbruck, aveva raccolto un corpo rispettabile d’armata per li tanti rinforzi, che dall’interno degli Stati gli arrivavano. I villici, i possessionati, e tutta la gente abile alle armi si mise in moto, chi in regolate compagnie; e gli altri pronti ad unirsi in caso alla massa tirolese. Nacquero anche de’ fatti d’armi fra i posti avanzati: ma questi non erano decisivi. Questo corpo era unito all’armata austriaca di Germania.

Ma il centro dell’armata comandata dal maresciallo Kray combatteva con perversa fortuna a tal segno che dovette abbandonar il Danubio, e ritirarsi verso il Salisburghese. Lo stesso Sovrano, sorpreso da questi passi retrogradi, si recò all’armata, e conchiuse un armistizio di due mesi, cedendo le piazze di Filisburgo, Ulma, ed Ingolstadt in deposito ai francesi. In seguito fece una mutazione di generali. All’armata d’Italia fu sostituito il maresciallo Conte di Bellegarde in vece del defatigato maresciallo Melas; ed al comando dell’armata di Germania l’Arciduca Giovanni con altri esperti generali, lasciando andar in pace per altro destino lo sgraziato ma-