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no fare lo stesso per mare. Si si rammentava quanto il gran Montesquieu aveva lasciato scritto, che i francesi erano stati scacciati sette volte dall’Italia, 1 e Tito Livio, che la fortuna della guerra è varia, e Marte ambiguo2.

Desiderava il maresciallo russo Suwarow d’intraprendere qualche invasione nella Francia stessa. Questo piano non fu eseguito; ma si fece la spedizione per la Svizzera. L’armata russa nel Settembre ebbe de’ gran rovesci a Zurigo, e il maresciallo, che saliti i monti dalla parte d’Italia passo passo combattendo s’innoltrava, dovette abbandonare la sua posizione, e correre in ajuto con tutta la sua truppa, la quale ritirandosi per la più corta via calò in Germania. I cannoni d’assedio, ed i bagagli più pesanti presero la strada del Tirolo, e per la Venosta passarono a raggiunger l’armata. Fu assai molesto questo passaggio, perchè avvenuto in tempo, che le frutta erano nelle campagne; onde nei luoghi esposti si dovette anticipar le vendemmie. Questi passi retrogradi de’ russi avevano dato occasione a nuovi timori: ma il maresciallo Melas dal suo quartier generale di Asti sotto li 9 Settembre aveva con sua lettera assicurato, che non vi era da temere per il Tirolo ed il Vorarlberg. Siccome però l’Arciduca Carlo meditava di avvicinarsi al Reno, e i russi sloggiando dalla Svizzera avevano lasciato aperto ai francesi l’adito ne’ Grigtoni, a difesa de’ quali con un corpo stava il tenente maresciallo Linken, così l’Arciduca dal suo quartier di Donaueschingen sotto li 5 Novembre avvertì il Conte Governatore, che egli aveva prese tutte le opportune misure per la difesa del Tirolo: ma che nullaostante per precauzione, e per sostenere in caso l’armata, giudicava espediente un pronto armamento organizzato de’ tirolesi. In seguito di ciò, convocatesi nuovamente le deputazioni di difesa, si fecero le necessarie disposizioni. Intanto il Principe Vescovo di Coira aveva abbandonato sua residenza, e si era ritirato a Merano; mentre sempre più ne’ contorni di Coira s’ingrossavano li francesi. Ma il tempo passò sì avanti, che si chiuse la campagna, e finì l’anno, intavolatesi di bel nuovo trattative di pace.

Soggiornava tuttora il Vescovo Principe di Trento Pietro Vigilio de’ Conti di Thunn nel castello di sua famiglia di questo nome in Val di Non, aspettando di venir rimesso nell’amministrazione del Principato: e per promuovere quest’importante affare aveva già nel decorso Settembre spedito in Vienna il preposito della cattedrale Barone de’ Pizzini. Quando verso la metà di Gennajo di quest’anno 1800 sorpreso da gagliardo catarro, dopo sole trentasei ore di malattia, munito di tutt’i Sagramenti li 17 dello stesso mese passò agli eterni riposi, Principe degno di migliori tempi, e di più fortunate circostanze. Era egli nato in Trento li 14 Dicembre del 1724, e fu eletto Vescovo e Principe a pieni voti li 29 Maggio 1776 in sua assenza, coprendo in allora con riputazione la carica di gran decano della

  1. Spirito delle Leggi Lib X. cap. II.
  2. Lib. XXI. Dec.