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di sorprendere il corpo di Salorno, e d’ inoltrarsi a Bolzano. Per servigio della brigata di Denno c’ erano dieci paja di bovi di cadauna Pieve da cangiarsi ogni cinque giorni, e le comunità dovevano garantire per gli animali, perchè nel tratto Attesino si era manifestata la peste bovina. Questo corpo calò per Val Manara a Terlago, e nelle pianure di Cadine fu attaccata la colonna francese, avendo già i cacciatori occupate le alture del Monte Ravajaol. I francesi furono costretti a retrocedere, e il dì quattro di sera arrivarono in Trento, perduti sessanta uomini, che fatti prigionieri dagli austriaci per la via di Revò furono trasportati a Bolzano. Per assicurarsi la ritirata la notte abbruciarono il ponte di San Lorenzo, ed evacuata la città presero la strada di Roveredo; onde il dì cinque alle ore otto di mattina il colonnello Wolff con due compagnie di Jellachich entrò il primo in Trento, seguito da bersaglieri, e dallo stesso generale Loudon. Dalla parte di Pinè comandavano li generali Barone Wukassovich, e Conte di Spork, i quali in seguito attaccarono un’ altra colonna francese, facendo qualche centinajo di prigionieri, ed obbligandola a retrocedere. Come questi francesi, che erano della divisione Vaubois, avevano occupato castel Beseno, giunti a Caliano voltarono la fronte, e fecero testa agli austriaci, onde fu d’ uopo venir alle mani. Il dì sei seguì l’ attacco, e si combattè ostinatamente; ma da’ bersaglieri uccisi li cannonieri di castel Beseno, mancando ai francesi quel sostegno, ripiegarono, e fattisi gli austriaci padroni del castel della Pietra, i francesi furono costretti ad andarsene con loro perdita. Non fu pubblicata la lista de’ morti; si sa però, che per parte degli austriaci restarono due uffiziali estinti sul campo, ed altri feriti. La sera arrivò lo stesso comandante generale Davidovich, e si proseguì ad inseguire li nemici oltre il Tirolo. Tra questo tempo anche il generale Alvinzi, che aveva nel Friuli radunato considerevole corpo d’ armata, aveva alla Brenta con felice successo attaccato li francesi, e si inoltrava per la strada di Vicenza. Tutto rendeva a fare, che questi diversi corpi si avessero potuti unire ed indi liberare l’ angustiata fortezza di Mantova, ed il maresciallo Wurmser. Prosperavano in fatti gli austriaci tanto al Reno, che in Italia. Ma in questa regione la fortuna fu incostante. L’ Alvinzi fu messo in confusione, e battuto; e il generale Davidovich dopo molti cimenti fu costretto al fine dell’ anno a ritirarsi nuovamente ad Ala di Roveredo per coprire il Tirolo.

Già dai primi di Novembre si trovava in Innsbruck il Conte Lehrbach come commissario plenipotenziario imperial regio nel Tirolo. Questi con dispaccio de’ 7 del detto mese installò in Trento, e nel Principato un Consiglio imperial regio amministrativo, da sussistere finchè lo esigeranno le circostanze, al quale si si dovesse rivolgere in tutti gli affari pubblici, politici, camerali, e giustiziali. Questo fu notificato li 16 di Novembre dal consigliere di Governo Filippo Giuseppe Baroni Cavalcabò constituito Preside: e nella notificazione dicevasi, che ciò si ordinava essendo Sua Maestà Imperiale Supremo Avvocato, Protettore, e difensore della Chiesa di Trento.