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cavò per essa cinquemilla seicento e sessanta libbre Veronesi, le quali si computano soldi venti per ciascuna. Sussiste ancora questa colletta principesca ragionevolmente introdotta per i bisogni dello stato, e sicurezza del popolo. 1 Per altro chi volesse far calcoli, supporre, che ogni famiglia abbia pagata intera la sua colletta di soldi quaranta e mezzo, e che ogni famiglia, computate una coll’ altra, constasse di cinque persone, ne risulterebbe una popolazione di circa 13830 anime, molto minore della popolazione presente, che si fa ascendere a 40000 circa. Siccome però questi supposti sono incerti, essendo verisimile, che le famiglie contassero più individui, come osservasi ancora in certe montagne, dove le divisioni non sono precipitose, e che molti per la loro povertà non abbiano pagato colletta; così incerto sarebbe qualunque calcolo, e molto più, se la proporzione si volesse estendere a tutto il Principato.

Nel 1339 Giovanni Re di Boemia concesse l’insegna, o arma da porre sopra le bandiere de’ Soldati, e Vassalli, un’ Aquila nera colle estremità delle ale, becco, e piedi dorati, e questo è lo stemma gentilizio del Vescovato, e della Città di Trento. Quest’ arma 2 che era stata di San Venceslao martire, veniva ad esser vacante; onde fu ceduta a Niccolò Vescovo di Trento, e a’ suoi Successori, certe edizioni del diploma aggiungendovi anche la Città partecipe dello stesso onore; e Carlo IV. Imperatore dopo la confermò.

Dal nominato Carlo IV. in solenne curia, e col consenso degli Elettori fu pubblicata la famosa Bolla d’ oro, così detta dal sigillo, la quale oltre essere legge fondamentale dell’ Impero, nel cap. XVII. contiene il metodo di far la guerra privata, che in avvenire doveva venir intimata preventivamente, e proibiti gl’ingiusti incendj, e rapine, permetteva le disfide; le quali ne’ tempi posteriori furono colla pace pubblica finalmente abolite, come vedremo.

Le cose del Principato di Trento, come dicemmo, nel 1307 furono accomodate a favor del Vescovo, ed Enrico succeduto a Mainardo Duca di Carintia, e Conte di Gorizia, e del Tirolo, non avendo che una figlia, Margherita detta Maultass, non volle altre brighe col Vescovo. Accompagnò egli la detta Margherita con Giovanni figlio secondogenito di Giovanni di Lucemburgo Re di Boemia, e Polonia; e questo Principe pure lasciò in pace il Vescovo godere de’ suoi diritti. Ma dopo quell’ anno il matrimonio fu sciolto sotto pretesto d’ impotenza nel marito, e Margherlta passò a secondi voti con Lodovico Marchese di Brandeburgo, figlio di Lodovico Bavaro, e le nozze seguirono nel Castel Tirolo l’anno 1342. Il Marchese di Brandeburgo mosse prestissimo quistioni contro il Vescovo Niccolò pel Principato; e morto che fu il detto Vescovo l'anno 1342 lo invase con prepotenza; nè fu più possibile ai tre Vescovi successori Gerardo, Giovanni,

  1. Tacitus Histor. Lib. V. cap 74. Neque quies gentium sine armis, neque arma sine stipendiis, neque stipendia sine tributis haberi queunt.
  2. Notiz. Trent. Vol. II. pag. 220.