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berto l’anno 1259 coll’aggiunta dei Contadi di Ulten, e di Eppan. Mainardo II. pretendeva, che la sua avvocazia avesse un diritto, e significato molto più esteso di quello intendeva il Vescovo, onde ci furono delle gravi discordie, delle quali prevalendosi Mastino della Scala Signor di Verona l’anno 1263, mandò un esercito, a cui non avendo voluto arrendersi i Trentini, la Città fu presa a forza, e saccheggiata, e Mastino vi lasciò presidio fino all’anno 1268, in cui ritornò Mainardo a rinnovare le sue pretese, e controversie contro il Vescovo.

A questi gravissimi disordini, che non erano del solo Principato di Trento, aveva spianata la strada il lungo interregno, che ci fu prima dell’elezione di Rodolfo I. creato Imperatore l’anno 1273. Non essendovi Re in Germania, che reprimesse i movimenti de’ ladroni, tutto seguiva con tumulto senza legge, e senza ordine. Le disfide, le rapine, le rappresaglie, ed i ladronecci si rinforzavano. Non vi erano Comizj, nè Tribunali, nè legittimo Imperatore.1 Ma salito sul trono Rodolfo, Principe di gran senno, inteso a sistemare le sconvolte cose dell’Impero,2 volse il suo animo anche sopra Trento, e intanto in Augusta fece un Lodo provvisionale, che Trento, e la Val di Non restassero in amministrazione per un’anno, finchè si decidesse la causa. Seguì il compromesso, ma non ebbe effetto. Il Vescovo ricuperò il Castello del Buon Consiglio; ma per il resto proseguirono le controversie. Nuovo compromesso fu fatto nel 1279; ma le cose non s’accomodarono che nel 1307.3

Per supplire alle spese i Vescovi dovettero ricorrere ad una colletta, che fu imposta sopra cadaun fuoco. Il Vescovo Filippo sotto il dì 7 Settembre 1303 aveva nominato collettore Odorico di Corredo; e dal conto, che questi ne rese, apparisce, che la colletta per ciascun fuoco era di quaranta soldi e mezzo, e che dalle Comunità, e uomini di Val di Non ri

  1. His temporibus cum non esset Rex in terris, qui motus prædonum reprimeret, omnia per tumultum, sine lege, sine ordine pro lubitu fiebant. Diffidationes, rapinæ, pignorationes, latrocinia invalescebant. Nulla erant comitia, nulla juditia, nullus Imperator legitimus. Struvius Histor. German. pag. 593.
  2. Quanto amasse il buon ordine, e la giustizia l’Augusto Rodolfo, conviene sentire il Tritemio all’anno 1282. Fece demolire le Castella, ove si trattenevano ladroni nobili, e plebei, e sospenderli al patibolo; per li nobili s’interpose un Conte; ma l’Imperatore non cangiò la sentenza. Dedit responsum: Sinite latrones in suplicium trahi ultimum, quod meruerunt; non enim sunt nobiles, sed fures sceleratissimi, atque raptores, qui pauperes opprimunt per violentiam, pacem violenter rumpunt, regnique jura confundunt. Vera nobilitas fidem servat, virtutes colit, justitiam diligit, neminem offendit, nulli penitus injuriam facit. Qui nobilis est, usque ad mortem defendit justitiam, furtum non committit, nec perpetrat rapinam. Cessate nunc igitur vos, si nobiles estis fundere preces pro furibus, qui etiamsi Comites viderentur, aut Duces, mortis non evaderent pœnam, me Judice, qua digni sunt. Non est viri nobilis officium, pauperes violenter opprimere, sed ab omni potius injuria defensare. Chronic. Hirsaugiense Lib. II. pag. 44.
  3. Monumenta Eccles. Trident. pag. 87.