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la seconda parte Vol. I. Rer. Italic. del Muratori: e il Dottore Bernardino Zanetti nella prefazione alle sue Memorie del Regno de’ Longobardi in Italia a loro ascrive l’oscuramento dell’antico di lei splendore. Ivi fra l’altro al Nro. X. dice: "Ma che mai aspettar si doveva da gente zotica, che altra moderatezza non conosceva, che quella le suggeriva l’innata barbarie, se non un mondo a rovescio? E’ dettame di natura, che dar sempre si debba la precedenza nel governo a chi è fornito di un più lucido discernimento, come più atto a conoscere ciò, che più confluisce all’accrescimento del pubblico bene. Ma qui va tutto al contrario. Chi per superiorità di talento, e abilità di maneggio naturalmente dovrebbe sovrastare, è costretto ad ubbidire, e chi dar legge, a riceverla. Di quali idee stravaganti, di quali opinioni sconvolte, e di quali barbari costumi non fu però madre feconda questa sovversione di ordine? Le prime a gittar le radici in questo non loro omogeneo terreno furono le lor dure leggi. E certamente qual cosa più avversa all’umanità, che decidere le controversie, e le liti non a norma della ragione, ma col ferro? Eppur essi furono i Longobardi, che ne portarono dal settentrione il crudel uso in Italia, e ne lo rendettero sì accetto mercè la frequente pratica, che sino uno de’ loro più saggi Re, qual fu Luitprando, non potè trattenersi dal farne almen la detestazione, giacchè il troppo possesso, che aveva preso nel cuor di quella nazione, non permetteva, che potesse del tutto estirparlo; come rilevasi da una legge, che fu in tal proposito da esso pubblicata. Da questa torbida fonte altresì scaturiron le pazze prove delle acque fredde, o bollenti, de’ ferri infocati, di passaggi per le fiamme, e di altre simil sorta, chiamate giudicj, abbenchè fossero in realtà tentazioni di Dio. Più oltre ancora avanzossi la corruttela, essendo che prevalendo la falsità delle idee si giunse sino a cangiar i nomi alle cose istesse, ed a guastar la morale ........ Da questa ( servitù ) derivò in essi ( Italiani ) lo smarrimento dell’idea del valore; carattere sì individuo di questa illustre Nazione ...... All’abbandono dell’armi, ch’eran per essi sì necessarie al riacquisto della lor libertà, tenne dietro negl’Italiani anche quello delle Lettere, niente men bisognose, ed alla propria coltura, e all’altrui direzione"

I Longobardi erano nemici degli studj: poche erano le loro leggi, e poche in conseguenza le liti1, dove, se il Giudice non sapeva trovar il capolo della matassa, si decideva col duello, o con una prova canonica, per cui, in vece di avvocati legali, stavano venali i campioni, per chi non sentivasi di far la prova nella propria persona. Non c’eran primogeniture, fedecommissi, sostituzioni; anzi distrussero fino i cognomi delle famiglie; con che restavano estinti i titoli di Nobiltà. Da’ Longobardi fu portato in Italia il primo seme de’ feudi giurisdizionali. March. Maffei Verona illustrata Lib. X. col. 269. Muratori Rer. Ital. Tom. I. pag. 461.

  1. "Apud quos plurimæ leges, ibi, & plurimæ lites." Plato.