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La fame successe al flagello della guerra, non solo per le solite conseguenze della medesima; ma anche, perchè dal mese di Gennajo 591 non piovette fino al mese di Settembre; e inoltre le locuste, ossia cavallette, più grosse dell’ordinario, diedero nel territorio Trentino un guasto grande con divorare le foglie degli alberi, e l’erbe de’ prati. Offesero in vero poco le biade de’ campi: ma queste erano pochissime attesa la lunga siccità. E il flagello delle locuste rinnovossi anche l’anno seguente1.

Fioriva fra questi tempi in Trento Secondo di Trento, la di cui morte in quella Città seguita nel mese di Marzo del 612 è registrata ne’ suoi Annali dal Muratori, il quale ivi lo appella "buon Servo di Dio" e all’anno 603 lo dice "Uomo, che era allora in concetto di gran santità."

Ora Secondo scrisse le cose del Trentino sotto i Longobardi del suo tempo. Ma per grande disavventura i di lui scritti perirono; onde non sappiamo, se non le poche cose di sopra accennate, tratte da Paolo Diacono, Scrittore contemporaneo.

De’ susseguenti tempi fino all’estinzione del Longobardico Regno, che seguì l’anno 774,2 l’anno 206 dopo il suo incominciamento, non abbiamo particolari memorie rapporto all’Anaunia; onde accennerò alcune cose generali, delle quali anche ad essa ne sarà toccata la sua parte.

I Longobardi erano eretici Ariani, e gran parte senza alcuna religione, e confessa Paolo Diacono Lib. II. cap. 32, che singolarmente ne’ dieci anni del libero dominio de’ Duchi furono spogliate le Chiese, uccisi i Sacerdoti, devastate le Città, desolati i popoli. L’avarizia è sempre la molla, che regge gli empj prepotenti, i quali si servono del pretesto della religione per rubare; e questo era il carattere de’ più forti, e de’ Duchi de’ Longobardi. In certe Città avevano scacciati i legittimi Vescovi, e intrusivi Vescovi Ariani: e rimesso anche il Vescovo Cattolico, vi persistette insieme l’Ariano. Questi guai, che dal più al meno avevano durato circa cento anni andarono estinguendosi, quando dopo la tirannia de’ Duchi fu coronato re Autari, e questi prese in moglie Teodolinda figlia del Duca di Baviera, donna cattolica di gran senno, e molta pietà, che conciliossi subito l’amore, e la stima della nazione tutta. Il di lei figlio Adoloaldo avuto dal secondo suo matrimonio col Re Agilolfo, fu allevato nella fede cattolica, e ad essa di mano in mano si convertirono i Longobardi. Onde le persecuzioni aperte ebbero fine: avvegnachè non in tutto le inquietudini contro i Romani Pontefici, procedute per lo più dalla brama d’impossessarsi di Roma, e di tutto il Paese, che possedevano gl’Imperadori Greci in Italia, e dalle loro guerre mosse a questo fine. Le leggi de’ loro Re si leggono nel-

  1. "Venit quoque, & locustarum multitudo in Territorium Tridentinum, quæ majores erant, quam cœteræ locustæ. Hæ, mirum dictu, herbas, paludesque depastæ sunt, segetes vero agrorum exigue contigerunt. Sequenti vero anno pari nihilominus modo adventarunt." Paul. Diac. L. IV. cap.2 Rerum Ital. Script. Tom. I. part. I.
  2. Regnum Longobardorum finem habuit. Dondulus Rer. Ital. Script. Tom. XII. pag. 145