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Nell’ultimo anno del Regno, e della vita di Autari avvenne un’altra invasione de’ Franchi nel Trentino, appresso il Muratori anno 590. Mossi questi dall’Imperadore Maurizio ai prestargli soccorso per iscacciare i Longobardi dall’Italia, ci vennero, e da queste parti presero molti Castelli, e penetrarono ben addentro nell’Italia. Ma non ricevendo le paghe, non passando di buona intelligenza colle Milizie Cesaree, e per altre disavventure si risolsero di dar addietro, e ritornarsene ne’ lor paesi. In questo ritorno però una parte tennero la via del Trentino, e devastarono molte Castella, e condussero via schiava la gente. Fra le Castella devastate si nomina Maletum "nomina autem Castrorum, quæ diruerunt in territorio Tridentino Maletum &c." Chi fece le note allo Storico, lo mette al Lago di Garda, supponendo qualche vizio nell’espressione della parola. Ma pure Maletum senza vizio di voce si dice in latino Malè nella Val di Sole; e sopra vi si scorgono vestigia di un castello anticamente distrutto; e nulla impedisce il credere, che una banda di soldati abbia preso la strada di Tonale, onde rimettersi nel Regno di Austrasia.

In questo incontro risplendette la carità d’Ingenuino Vescovo Sabionese (ora Bressanone) e di Agnello Vescovo di Trento. Poichè essendo stato preso anche il Castello Ferruge (non si sa bene, se il Castel Veruca presso Trento, oppure quel di Pergine) per intercessione de li accennati due Vescovi, la gente fu messa in libertà contro lo sborso di danaro. Paolo Diacono Lib. III. cap. 30. "Pro Ferruge Castro intercedentibus Episcopis Ingenuino da Savione, & Agnello de Tridento data est redemptio uniuscujusque viri solidus unus usque ad solidos sexcentos;" e secondo un’altra lezione: "data est redemptio pro capite uniuscujusque viri solidi sexcenti," lo che mi sembrerebbe incredibile, se fosse vero, che qui s’intendano soldi d’oro, come pretende il Reschio Secol. VI. not. 169 pag. 403, non essendo verisimile, che in quel tempo in questi paesi ci fosse tanta copia di danaro. Ma la carità di Agnello non si estese solo al Castello nominato. Dopo la morte di Autari era divenuto Re de’ Longobardi Agilolfo, il quale mandò in Francia il detto Vescovo a procurare la liberazione della gente fatta schiava, e condotta via dagli altri Castelli: d’onde nel suo ritorno ne ricondusse molti riscattati da Brunechilde Regina de’ Franchi1. Venne in seguito l’universale liberazione de’ prigioni; poichè si trattò di pace; ed a conchiuderla furono mandati nelle Gallie Ambasciatori, tra i quali il Duca Evino, lo che servì per consolidare maggiormente il Regno de’ Longobardi in Italia. "Evin quoque Dux Tridentinorum ad obtinendam pacem ad Gallias perrexit, qua, & impetrata regressus est. Paul. Diac. Lib. IV. cap. 1." Da ciò si vede, che Evino primo Duca ebbe lungo governo del Trentino.

  1. "Agilulfus (Longobardorum Rex) causa eorum, qui in Castellis Tridentinis captivi a Francis ducti fuerant, Agnellum Episcopum Tridentinum in Franciam misit, qui exinde rediens aliquantos captivos, quos Brunichildis Regina Francorum ex proprio pretio redemerat, revocavit." Paul. Diac. Lib. IV. cap. 1.