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seguente di buon mattino una turba di pagani armati di scuri, e pertiche che si spinge nella picciola Chiesa, e scacciatine i cristiani, che cantavano le mattutine lodi, non solo mette a sacco la suppellettile, e conculca i sacri misterj; ma ruina anche la fabbrica, e la demolisce.

Sisinnio giaceva, nel suo ospizio, quasi moribondo per le ferite ricevute il giorno avanti, e gli ministrava Martirio. Quando gli attruppati rustici là volando tirarono fuori del letto il mezzo morto vecchio. Martirio per iscansar la ferocia della turba che incrudeliva, celeramente va a nascondersi nell’adiacente orticello. Ma subito scoperto per l’indizio datone da una ragazza, che l’aveva veduto, fu assalito anch’esso, e gravemente percosso nel capo, e nella.vita. Atterrati dunque questi due, li legarono ne’ piedi ad un bastone, e li strascinarono per aspri sassi, dove presto, resero l’anima al loro Creatore. Estinta la vita de’ martiri, non s’estinse la rabbia di quella bestiale gente, ma gettando empie voci contro Gesù Cristo, e appeso al collo di Sisinnio un campanello da pecora si stava schernendo i sacri cadaveri.

Intanto gli altri avevano preso Alessandro, il terzo Chierico, e qua condottolo, lo legarono co’ piedi al bastone in mezzo ai corpi de’ due morti compagni, e insieme con quelli lo strascinarono per terra fino innanzi all’altare di Saturno, dove co’ travi della demolita cappella avevano preparato un rogo. Vi gettareno sopra i corpi di Sisinnio, e Martirio: tentarono di nuovo la costanza di Alesandro, promettendogli la vita, se avesse sagrificato all’idolo. Ma avendo egli costantemente ricusato di commettere tale empietà, fu legato sulla catasta, ed insieme a’ corpi de’ due compagni abbruciato vivo a’ 29 di Maggio dell’anno 397, come dissi.

Appena fu eseguito questo fatto, glorioso per i tre santi Martiri, ma empio, e ignominioso per i loro persecutori, attesta il santo Vescovo, nelle sue lettere, che tutta la Valle fu coperta da una oscura nube, e con orrendo fragore strepitarono fulmini radenti terra. San Vigilio ricevutane notizia della cosa, corse subito nell’Anaunia, onde non venissero ancora sedotte le pecore già raccolte nell’ovile di Gesù Cristo, pronto anch’egli a spargere il sangue, se se ne fosse dato l’incontro. Ma col divino ajuto la cosa riuscì in modo, che accorse quelle genti ad udirlo, mentre egli predicava, e faceva vedere l’iniquità del misfatto, e li richiamava a migliori consiglj, nacque un universale pentimento, si abbandonarono i vani sacrileghi riti, e il culto degl’idoli, si atterrarono i delubri de’ diavoli, e si piantò pubblicamente la croce di Gesù Cristo.

Il santo Vescovo raccolse le ossa, e le ceneri de’ Santi Martiri, le trasportò in Trento, e ne scrisse a S. Giovanni Grisostomo in Costantinopoli, e a Simpliciano Vescovo di Milano successore di S. Ambrosio, cui mandò anche parte delle reliquie. Conviene, che in questa traslazione di reliquie in Milano sia succeduto il miracolo accennato da Paolino Prete contemporaneo, il quale attesta, come un cieco toccando la loro urna ricevette la vista; perchè se fosse succeduto nel trasporto dall’Anaunia a Trento, S. Vigilio ne farebbe menzione nelle sue lettere.