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È verosimile, che questa tavola sia stata mandata a M. Valerio in Roma, Napoli, o altrove, dove si ritrovava. Per altro di simili traslazioni ci sono più esempi, come avverte il chiarissimo Apostolo Zeno Veneto Vol. III. ep. 45.
Quantunque nell’Anaunia si adorassero tutti i Dei maschi, e femmine, e come da un passo di S. Vigilio, che riferirassi fra poco, la Valle fosse piena di anubi, e di idoli mezzi uomini di molte mostruose figure, delle favole d’Iside, della fuga di Serapide, ed altri: uno però ce n’era, che adoravasi come il Dio tutelare di tutta la Valle, e questo era Saturno, di cui nel 1782 sotto un altare dell’antica chiesa di Romeno fu ritrovata una Lapida colla seguente inscrizione:
D. SATVRNO AVG. LVMENNONES |
Le lapidi, e le cose fin qui dette ci somministrano una competente notizia dello stato dell’Anaunia sotto gli antichi Romani. I Ladroni, che prima la disonoravano, furono distrutti, furono spianate, o accomodare le strade, i castelli furono muniti di soldatesche, e speculatori. C’era nella Valle residente il suo pretore, che nel 341 era Giulio Memio, cogli altri ministri; aveva tra i Patrizj di Roma il suo protettore, o padrone della famiglia Valeria; c’era la sua distinzione fra i municipi, e popolari. Vi si vede anche un corrompimento di pronunzia del b in vece del v, boces, Balerius, in vece di voces, Valerius. Era aggregata alla Tribù Papiria, di cui era Trento; era inoltre piena di superstizioni idolatriche; e il nume, che adorava sopra tutti, era Saturno.