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punto si osservano i deliziosi vigneti di Mesiano, di Salè, Gabiolo, Negrano, Villazzano e via via lungo la costa che si strema nel Dosso di S. Rocco. Compongono il fondo del panorama le balze di Bondone al cui piede si adagiano le vinifere terre di Romagnano e Ravina. Un’occhiata ancora alla nostra cara Trento, la città dai tre Dossi e dalle trenta torri, raccolta in una conca, attorniata dalle storiche mura in riva al fiume nelle cui onde si specchia il verde de’ campi e l’azzurro del cielo. Questa villa fu prescelta dal serenissimo arciduca Carlo Lodovico in compagnia della sposa Margherita reale di Sassonia, ove si trattenne parecchi giorni nell’anno 1858, come lo ricorda un’apposita lapide.
Più sopra di questa villa s’incontra il tenere di Povo, appartenente fino da tempi antichi al Comune di Trento, da dove provenne l’illustre famiglia di Povo o Pavo, che diede un patriarca d’Aquileja. Il castello dei signori di Povo giaceva sul colle di S. Agata, del quale scomparve ogni vestigia. Nella chiesa parocchiale che trovasi nel villaggio di Pantè si pregiano varii dipinti, la pala di S. Andrea, la Pesca e la Crocifissione di S. Pietro e qualche altro. Del resto nelle amene ville giacenti sui vicini poggi si scorge il benessere della classe media, nessun indizio di palazzotti feudali. Non vi rincresca salire al sommo del colle S. Agata vestito di folta macchia, al quale si ascende sul fianco settentrionale per comoda via, e ricrea il cangiamento di veduta ad ogni muover d’anca. Di quivi la vista spazia per prospetti più o meno estesi secondo che i punti piglian più o meno della vasta scena circostante, secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia o sparisce. Andirivieni di montagne, di praticelli, di pascoli, di valli, di campi rotti da nude balze ove non si appiglia fil d’erba, e un’alternarsi di villette e paesi