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condottiero Galasso, pro redemptione animae suae (1644). È ora Casa degli esposti, scuola d’Ostetricia, e ricovero delle partorienti. Il convento, composto di due ali spaziose, ospitava dai dodici ai venti religiosi. Nella chiesa di belle forme si trovavano ragguardevoli tele, ed era adorna di cospicue qualità di marmi. Il Mariani parla di orti e di vigneti che allietavano il convento, e ricorda le folte spalliere di rosmarini sempreverdi, indizio d’un clima mitissimo. Era intendimento del fondatore Galasso d’ingrandire la fabbrica del chiostro e del tempio, e scavare nella roccia una comoda scalea che da porta Aquila montasse fino al convento, allo scopo di apparecchiare a sè un’agiato e tranquillo soggiorno ove compire la vita. Poco discosto si scerne il paese ed i colli di Cognola messi a viti ed a gelsi, e sparsi di frutteti. Valicando la costa che giace alla base del Monte argentifero (Calisberg), s’incontrano le villette di Tavernaro, Mojà, Zell, Madrano e Villamontagna in aprica situazione col suo svelto tempietto, da dove non lungi giaceva l’antico castello, ora distrutto, di Belvedere, del quale esiste tuttora qualche reliquia di muraglie ed un pozzo nel sito che chiamasi ancora il castello della Mot. Qui riparavano sovente i vescovi principi dì Trento in tempi calamitosi, quand’era poco sicuro il soggiorno in città. Il nostro benemerito sacerdote e antiquario Giovanni Zanella scoprì nelle adiacenze di Villamontagna un ceppetto votivo a Nettuno.

Se scendiamo sulla vecchia strada e superata la gola di Cantanghel, ove il Fersina s’infossa fra due rupi infrenato da una recente e robusta serra, si apre un ampio semicerchio di colline solcate da valloncelli e dolcemente inclinate verso mezzodì. Su questi poggi sorge il villaggio di Civezzano colla sua parrocchia, tempio elegantissimo eretto pur cura di Bernardo Clesio, che in quanto a forbidezza di stile gareggia colla