Pagina:Perini - Trento e suoi contorni, 1868.djvu/84


- 60 -


della famiglia, e fregia in pari tempo il contorno. Riuscì felicemente l’artista nello svolgere, aggruppare e ammorbidire la mossa del fogliame, talchè pare che l’aria lo agiti. L’oratorio compito nel 1858, alla forma grave e austera d’un panteon unisce la semplicità e l’eleganza. Fu costruito dai fratelli Domenico e Celso Barelli dietro disegno di Pietro Dalbosco. Si ascende al tempietto per un’agevole gradinata che mette nell’atrio sostenuto da quattro colonne di marmo bianco. Il pavimento è un aggregato di pietruzze nere e bianche combinate con diligente magistero e disposte a segmenti concentrici. Sottostanno al pavimento le vôlte massiccie sostenute da sedici pilastri, in mezzo alle quali sorge un perno centrale. Poggia la vôlta della cupola su sedici colonne di marmo bianco levigate, coi capitelli intagliati nel fregio. Il diametro interno dell’oratorio tocca i quarantacinque piedi viennesi.

Presso il cimitero, proseguendo la via verso occidente, si scopre il palazzo delle Albere, che vuolsi architettato o dal Sanmicheli, o dal Serlio, di bell’aspetto, che quantunque abbandonato conserva ancora le impronte della primiera magnificenza. Fu costrutto per cura d’un Madruzzo vescovo principe, forse allo scopo d’accogliere ed onorare il giovane figlio di Carlo V imperatore, che poi fu Filippo II di Spagna. In questo palazzo ai tempi del Concilio soggiornava monsignor Vida, l’illustre poeta laureato cremonese. Qui ristoravasi negli estivi calori. Nei boschetti Madrucciani (in topiario opacissimo) conversava col Flaminio, coi cardinali Polo, del Monte, Madruzzo ai quali soleva leggere i suoi leggiadri versi; sotto queste ombre meditò l’opera dei Dialoghi sulla dignità della Repubblica. La via e le adiacenze erano una volta ombreggiate da pioppe, donde venne il nome al palazzo situato in un isola artificiale di forma quadrata, in ogni angolo guardato da torri.