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queste sacre imagini prodotte dai pennelli de’ nostri maggiori di quello sia dalle recenti quantunque elegantissime, perchè rapportandomi a quelle epoche lontane riconosco che v’era più fede, più virtù, e più carità di patria.

La struttura di questo tempietto spetta senza dubbio allo stile gotico, come lo dimostra l‘arco a sesto acuto delle bislunghe finestre e l’angolo acutissimo del tetto; e pare che ci ricordi d’essere stato contemporaneo alle mura di Trento. Le sue pareti sono istoriate di illustri ricordi dell’epoca romana; nei pilastri angolari si osservano incuneati molti fregi di classica scuola, come sarebbero grifoni, ruderi di colonne canalate, ornati di modanature, e i seguenti brani di lapidi romane.

La più ragguardevole di tutte è la lapide situata alla base del pilastro che guarda oriente, illustrata dal barone Giangiacomo Cresceri, dalla quale apparisce che Augusto impose al suo Legato M. Appulejo di fabbricare una rôcca sul dosso Verruca; è così concepita:

IMP. CAESAR. DIVI. F

AVGVSTVS. COS. XI. TRIB.

POTESTATE. DEDIT

M. APPVLEIVS. SEX. F. LEG.

IVSSV. EIUS. FAC. CVRAVIT


In occasione che ora si ristaura la chiesa, collo scopo di rassodare e racconciare questo nobile monumento, non già di rifarlo, sarebbe desiderabile che questa lapide, una delle più ragguardevoli nella storia del Trentino fosse tolta di là, e trasferita nel palazzo municipale assieme alle sue sorelle, giacchè chi ben l’osserva si ac-