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del paese sono pari a quelli delle vicine piazze di Verona, Brescia e Vicenza; come dal linguaggio e dalla vivacità del popolo impara quale sia il nostro carattere nazionale. Fu appunto in questa Piazza delle Erbe che l’illustre poeta germanico Enrico Heine si compiacque studiare l’indole, ed il tipo della popolazione, ed osservando le impronte delle fisonomie ricordava d’averle vedute dipinte sulle tele che fregiano le pinacoteche della Germania, colorite sul gusto della scuola lombarda.
Due antichi e sontuosi palazzi decoravano in addietro contrada Calepina, l’uno degli a Prato, l’altro de’ Sardagna; il primo de’ quali fu sformato nella Raffineria de’ zuccheri, e poi distrutto da un incendio. In origine il palazzo Sardagna si componeva di due case, una delle quali di proprietà dei Calepini, illustre famiglia trentina che possedeva la massima parte delle case situate in quella contrada, donde le venne il nome. Nella Cattedrale si osserva il monumento di questa famiglia patrizia. All’epoca in cui si costrusse la cappella del Crocifisso concorsero due scultori, a uno dei quali fu allogata; e volendo pur l’altro dar prova dell’arte sua offerse la sua prestazione alla famiglia Sardagna. Uno di questi due scultori si chiamava Barbacovi, ma non si sa quale. Sono opera di questo sconosciuto artista la costruzione della porta, l’arme, i bambini, e le due cariatidi. Nel 1744 un Sardagna volendo ridurre il palazzo secondo le regole dell’euritimia, distrusse il giardinetto di casa Calepina, e ridusse a regolari proporzioni la fabbrica. A piano terra trovansi due stanze colle vôlte dipinte a fresco dal Romanino. Sono degni di particolare considerazione i bassirilievi ed i fregi a stucco, nella qual maniera d’ornati riuscivano a meraviglia i nostri artisti. Si crede che Vittoria abbia portato il primo quest’arte a Venezia, ove parve insuperabile applicandola alle decorazioni del palazzo ducale.