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delle nuove aggiungendo ed un guscione interpolato di rose, riusciva a morbido fascio di stipiti. Due pilastri prismatici la fiancheggiano d’ambe le parti, e ne sorreggono i fregi superiori. La parete, cui si appoggia, fra gli spazii e fino all’imposta dell’arco, di pietra rossa piccata a basso rilievo di colore più o meno sentito, e di là in su pietra rossa tuttavia, e bianca alternate a mo’ di ammattonato, lavoro poliedro e forbito; tutto sotto ad arcone a cuspide stringente, nel sommo dell’acuto uno zoccolo sul quale sta ritto S. Pietro. Nell’uno e nell’altro campo, frammezzo a quattro pilastri ottangolari a specchi incassati, si apre una finestra bifora sopra disco di marmo di Brentonico, e sotto triangolo ornato, che dalle sue foglie rampanti, la più alta sol vertice, ripara sotto gli archetti di corniciamento. Osservando poi complessivamente questi tre campi, si scorge l’attica merlata e traforata che gli orla in cima, la statua del Patrono culminante a cavalieri del frontone, i pinnacoli dei pilastri maggiori fendenti l’aria a farne discendente corredo, e bellamente in contrasto colle foglie più severe della base, e coi cucuzzoli dei pilastri minori, e dei pilastri prismatici che si fermano a rispettosa altezza. Di qua e di là rabeschi, stratagli, lesine, modanature, una dovizia disposta allo intorno da lasciare però nel mezzo soave riposo che ne mitiga la profana intemperanza per rispetto alla Casa di Dio, e tanto più rileva l’atto di quell’angelo assiso, dolcemente dell’occhio soffermo alla pagina svolta, che il nome ricopia del pio Bortolazzi. Gentil pensiero quest’uno di mandare in simbolo celeste ai venturi, la cittadina riconoscenza di Trento.
Trovasi attualmente in lavoro la cantoria per l’organo, dietro disegno del Tati, ed eseguita dal nostro Varner. Ogni pilastro di sostegno della cantoria di stile gotico è formato d’un zoccolo di pietra rossa sul quale