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gentilezza degli intagli, nella grazia bellissima delle curve, e più ti persuadi questo essere il sommo delle arti decoratrici, e nulla, in ciò almeno, rimanere ai moderni da invidiare ai secoli di Pericle e di Augusto.
Sovrastante alla tribuna era quell’organo tanto famoso per intensità di suono, soavità di voci, e incanto di armonia, che notavasi come una meraviglia. Fu distrutto da un fulmine, che nella notte dei 13 giugno 1819 discese dal campanile, in causa del qual disastro perirono anche alcuni stupendi dipinti del Romanino da Brescia, ond’erano effigiate le imposte. De’ quali dipinti non abbiamo di superstite se non una bella testa conservata dal benemerito sacerdote Giovanni Zanella, e per cura dello stesso si conserva anche un calice col quale celebrava la messa il cardinale del Monte all’epoca del Concilio, che assieme a un crocifisso di legno sono gli unici ricordi che abbiamo di quel sacro sinodo. Il nuovo organo costrutto di recente dai fratelli Serassi di Bergamo, tuttochè sia quanto si possa attendere dalla tonica di questi tempi, è una povera cosa in confronto del precedente, che unito alla cantoria fece a proprie spese eseguire Antonio Zurlet dell'attuale famiglia trentina Ciurletti, che fu riconosciuto col titolo di conte, per questa veramente nobile elargizione. Di che c'informa una iscrizione del 1534, che è annessa a questo estetico monumento.
Coperto da cortinaggio serbasi un quadro che raffigura l'ordine in cui sedevano i Padri del Concilio; e ciò non è per adescare la curiosità dello straniero, ma per la conservazione di questa storica memoria. Merita attenzione anche una tela di Alessandro Bonvicini da Brescia, nominato il Moretto, che è posta sul secondo altare a destra di chi entra per la porta maggiore. Questo dipinto rappresenta alcuni Dottori di Santa Chiesa in atto di discutere fra loro, ai quali sovrasta Maria