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bravano i divini ufficii i Fratelli Alemanni, che il volgo sincopò in Frallemani, e Fralemano appellò anche il luogo ov’essi abitavano, che fu il locale poi convertito in caserma.
Giusta il parere del Ventini si può risguardare questa chiesa siccome il più pregevole monumento di sacra architettura del secolo XVI che per noi si possa offerire al giudizio del forestiere, sia per la venustà dello stile, sia per la istorica reminiscenza, perchè appena compiuta fu convegno alle gravi disputazioni di quegli uomini sapientissimi che composero il Concilio Ecumenico, il quale ebbe nome dalla nostra città. Questo classico edificio è pur dovuto alle solerti cure del principe vescovo Clesio, il quale sì grandi cose operò in onore della religione, del principato e delle arti, che veramente merita la riconoscenza dei posteri e il nome di Padre della patria.
Leggesi in bella lapide scolpito sulle esterne pareti del Coro: Bernardo Clesio Auctore, il qual motto il Giovanelli lo interpreta nel senso che il vescovo Clesio abbia dato il pensiero, il comando ed i mezzi per la costruzione di questa chiesa.
Lo stile di questo tempio ricorda l’architettura originale e tutta italiana che apparve nel secolo XV, e che poco dopo, per una malintesa imitazione dell’antico, si modellò sugli avanzi dell’architettura romana, e quindi con rapida transizione si abbandonò alle matte stravaganze di quello stile che fu detto barocco. Qui tutto accenna a sveltezza di forme e semplicità di ornamenti. Alcuni pilastri di maniera ionica dividono esternamente in regolari comparti la facciata, i fianchi ed il Coro. Le finestre si presentano arcuate, di ragionevoli proporzioni, e circondate da stipiti senza modanature. Le pareti sono tutte quante incrostate d’un marmo rossiccio, ed i pilastri, gli stipiti e le cornici di