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stro, gli architravi delle tre porte che danno presentemente accesso a questo tempio, i quali recano scolpito un ricco ornato di stile evidentemente longobardo, che dagli intelligenti non si può confondere con nessun altro. Si riconoscono di leggieri alle estremità dei detti architravi le traccie della mutilazione e del riadattamento. Opera longobarda è pure un capitello elevato poche braccia dal suolo, e posto nel nicchione dell’altare, che sta presso la porta orientale; e molti per avventura ne esistevano nell’antica cripta, che fu distrutta per erigere sopra essa il maggiore altare. È ragionevole il credere, che i detti architravi appartenessero alla porta o alle porte di un tempio, fabbricato nel settimo o nell’ottavo secolo; e dalla loro ampiezza, come dalla ricchezza de’ loro ornamenti, si può argomentare che il tempio, cui davano accesso, dovess’essere di notevole capacità e di non minore decoro. E di ciò tutto è prova non dubbia la parte orientale esterna della cappella de’ Santi Biagio e Lucia (ora convertita in sagrestia), la quale osservasi in forma semicircolare con una nicchia in cui è posta una immagine di Nostra Donna. Tutti gl’intelligenti affermano concordi, essere questa opera longobardica.

Coll’undecimo secolo ripigliasi il filo delle notizie storiche di questa Cattedrale. E ci è narrato che Udalrico II, il quale fu il primo Vescovo, conte, marchese e duca di Trento (ei tenne il seggio dal 1022 al 1055), fondò la cripta, e mutò in meglio tutta la chiesa; che Alberto, ovvero Adelpreto I, riedificò il vetusto altare dov’erano reliquie di santi; e che dopo corto intervallo il vescovo Altemanno conchiuse la riedificazione del tempio, il quale, col di lui ministero, e con quello del vescovo concordiense, e del patriarca d’Aquileia (ch’era un Trentino, figlio d’Ottone di Poo), fu nel 1146 solennemente consecrato.