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Il forestiere che intende di trattenersi a Trento, e di visitare questa terra che si vanta d’essere ospitale tanto nelle città come nelle adiacenti valli, bramerà certo di conoscere quale sia l’indole, quale il carattere ed il fare della popolazione. Il dialetto che parla s’accosta piuttosto al veneto, ma v’è parsimonia di parole; i Trentini non sono ciarlieri, e in quanto alla franchezza di comportarsi si avvicinano ai Lombardi. Non sono troppo ammanierati, non si piccano di scaltrezza, espongono quello che pensano e sentono con molta sincerità. Domandate loro l’indirizzo del sito che cercate, e ve lo indicheranno con quella buona voglia che è propria di chi si compiace di usare una buona grazia. Troverete accondiscendente il contadino, l’artigiano, il signore. Dormite tranquilli i vostri sonni se mai vi piacesse di visitare questi monti, non vi intimidisca il pensiero di abbandonarvi nelle valli più rimote; ponete tutta la fiducia in chi vi ospita, in chi vi guida. Ve lo dice un tale che per otto anni peregrinò di giogo in giogo, di valle in valle, memore e riconoscente delle prestazioni e dei beneficii che gli prodigarono questi buoni valligiani, senza mai lo abbia turbato nè un sospetto, nè un menomo motivo di paura. Se siete amico della natura, se vi compiacete d’investigare il carattere e l’indole di questa montuosa popolazione italiana accomodatevi al modesto focolaio, interrogatela con dimestichezza e scoprirete il buon cuore e il naturale accorgimento. Nelle città v’è del buono e del corrotto come dappertutto, meno però presso una popolazione che per lungo costume è avvezza a contentarsi di poco e a industriare la vita per vivere.