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spinti invadevano queste valli, ci sgomenta il pensare alle rinnovate falangi di Federico Barbarossa che disperse, ricomposte e poi disfatte ancora, furono sepolte nei campi della Lombardia. Si smarrisce pure la mente ripensando all’inospite foresta che avrà una volta ingomberata questa terra, ora fertilizzata col sudore degli industri valligiani; ma in pari tempo si sente il conforto d’un illustre passato, perchè la storia ci parla di una Colonia romana, dispensiera della prima civiltà, ci ricorda la legione papiria disciplinata al comando latino, c’informa che dalla stessa Roma dipartiva l’Apostolo Vigilio, che col sangue redimeva alla Fede gli schiavi della materia, la degradata umanità.

Lungo la valle si protrae lo stradone, il quale dalla provincia di Verona porta in Germania, che ora cede il mezzo di trasporto alla nuova via listata di ferro, ed è il terzo veicolo storico del Trentino, in quanto che la strada primitiva praticata ai tempi dei Romani lambiva la sponda destra dell’Adige, traversando il tenere di Romagnano. Fra le rupi d’occidente sopra il paesetto della Vella, si apre la tetra gola detta Buco di Vella che s’interna fra nudi e minacciosi macigni per poi riuscire nell’aperto orizzonte di Cadine, ove l’occhio si ricrea osservando il sottoposto laghetto di Terlago. Agevole, varia ed amenissima è la via nuova che presso Piazza d’armi ascende e s’insinua nella valle del Fersina, dalla quale a destra diparte un altro tronco che mette alla villa di Povo.

Chi voglia salire sui vicini colli di Bolgher o di Gocciadoro, o sui poggi delle Laste, di Mirabello o meglio ancora sul ciglione di Sardagna si compiacerà a osservare il bellissimo panorama di Trento in forma di cuore. In grazia dell’ottica illusione si direbbe che la città continui e si protragga sui vicini declivi e si allarghi molto più che non è la sua periferia, a motivo dei