Pagina:Perini - Trento e suoi contorni, 1868.djvu/18


— 12 —


che cara e affettuosa reminiscenza della passaggiera gioventù.

A occidente sorgono le nude pareti di Bondone e di Gazza, in vista molto severe; solo mitigano in parte il rigore della prospettiva le villette di Romagnano e Ravina ombreggiate da gelsi e vigneti, e rallegra il rumoreggiare che fa il rivo di Sardagna precipitando da dirupato balzo. A settentrione compongono il fondo del bacino i monti della Naunia, a mezzodì la Scanuppia, che mostra, gran parte dell’anno, nevose le spalle.

Il torrente Avisio protegge la bocca nordica della valle; a mezzodì è difeso l’ingresso dalla stretta di Calliano, guardata da due castelli in antico temuti, Pietra e Beseno. Tre storici dossi segnano i punti del triangolo nel cui campo si avvalla la città, l’uno Dos-Trento (l’antica Verruca) già munito d’una ròcca romana, il dosso di S. Agata, protetto nel medio evo dal castello dei conti di Pavo, il dosso di S. Rocco, ove non è molto salmeggiava un romito.

L’Adige, secondo fiume d’Italia, che dà nome alla gran valle, ora rettilineo ora snodato in curve, serpeggia fra i colti di Campo-trentino e di Lidorno, in addietro sovente allagati, forse in avvenire sicuri. Metton foce nel regio fiume, oltre l’Avisio ed il Noce, il rivo Saluga, che balzellando dalla scogliera delle Laste seco asporta, dopo gli acquazzoni, la mobile ghiaia, e minaccia a guisa di torrente. Il Fersina, molto più periglioso, traversa la valle spalleggiato da robusti sostegni, e trattenuto da serre; il Salè lambisce i pingui campi della Clarina.

Distendendo lo sguardo lunghesso val d’Adige, non si può a meno di meditare ai numerosi eserciti che la percorsero dalle età più lontane fino ai nostri dì, e per non dir nulla delle rimote immigrazioni de’ Barbari che calarono in Italia, e delle loro cacciate per cui retro-