Pagina:Perini - Trento e suoi contorni, 1868.djvu/17


PANORAMA DEL BACINO DI TRENTO


La valle di Trento, lunga in circa quattordici miglia, larga un miglio e mezzo, a oriente e chiusa dal Monte argentifero, o Monte Galena (Calisperg) antico focolaio delle miniere di Trento, tutto traforato di caverne, di perigliosi recessi, popolati una volta dai lavoratori, che chiamavansi canopi, i quali senza uso della mina e a solo nerbo di mazza e piccone seppero approfondarsi nella viscere della roccia, in cerca di piombo-argentifero, donde il motto di fra Bartolameo da Trento, che sta in fronte al palazzo municipale: montes argentum mihi dant, nomenque Tridentum. A questa rupe, ricca di petrefatti, sterile e scoscesa per le verticali pareti (donde anche il nome di Monte Calvo) s’accosta la montagna di Povo quà e là infrondata di castagni e di faggi, e vestita di praticelli circondati di siepaie, dove su qualche dosso aprico fanno capolino le uccelliere.

Alla base di questi due monti si distende in dolce declivio la deliziosa falda di colli che corrono dalla classica villa di Fontanasanta, in seno a un romantico boschetto, fino al romitaggio di S. Rocco, ovunque messi a viti ed a frutteti sparsi di pittoreschi villaggi, di piacevoli caseggiati; dove buona parte dei cittadini di Trento scorsero gli anni più felici di lor vita, dove ogni gruppo, ogni pendice, ogni rivo ricorda loro qual-