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capo presso un’antica torre di proprietà della famiglia Gerloni. Prolungandosi a mezzogiorno fiancheggia il viottolo dietro gli orti prima di proprietà del Comune ora del Ranzi e d’altri vicini, e termina in linea retta alla estremità di questo in distanza di circa 40 metri dalle attuali mura. Divergendo a mattina traversa il cortile di casa Ranzi, poi quello del Dott. Cattoni, la casa beneficiata S. Biaggio, piegando per breve tratto verso mezzodì negli orti addetti alla Cattedrale, e riprende il suo corso a mattina intersecando i detti orti, il cortile e la casa Lona, l’andito consortale, l’estremità a mezzodì della contrada di S. Vigilio, e l’ingresso di Borgonuovo, avanzandosi in gran parte per la contrada di S. Trinità, e finisce in vicinanza al già palazzo a Prato ov’è la civica biblioteca. Da quest’angolo prende in linea retta la direzione verso settentrione traversando il palazzo vescovile, la Piazza delle erbe, le case Battaja, Maestranzi, Naimor, il caffè Nones ( come apparisce tuttora dal muro che divide i due locali del caffè ) sito nel palazzo già proprietà della famiglia Bortolazzi, ora Fogazzaro, e tutta la serie di caseggiati posti tra il fossato dietro il Teatro e quello di S. Simone, la casa Bernardelli, contrada Lunga, la casa di Leonardo conte Saracini, gli aderenti magazzini fino all’Adige ove finisce. Lunghesso questa linea scoprì il Ranzi traccie di questo muro in varie località, e si convinse che il materiale di ciottoli porfirici misti a frantumi di cotto e di sassi calcarei ammassati con un medesimo cemento presentavano sempre una eguale grossezza. Ove non fu tentato lo scavo, esaminati con diligenza i muri delle case rinvenne indizii di continuità lungo la intera linea sepraccennata. Osservò pure a fianco di questa linea il corso d’una angusta via in parte ancora visibile ed in parte distrutta o coperta dai fabbricati, e notò il canale di acqua scorrente in più luoghi lungo il muro, come