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serie di esperienze e coll’uso di opportune macchine riuscì di fornirci il sego depurato, e provvede di candele la città e il contado di Trento.

Cartiera alla Vela.


        Questo antico stabilimento, di cui parla anche il cronista Mariani, è degno di qualche cenno storico. Fino dal secolo XVI sorgevano alla Vela quattro o cinque piccole fabbriche di carta, che trovarono favore e protezione presso i principi vescovi sia in riguardo all'acqua del torrentello, come in riguardo alle materie prime. Un ordine del vescovo Francesco Alberti (13 agosto 1683) richiamandosi ad antichi editti vietava l'esportazione degli stracci e dello scarnuzzo da tutto il temporale dominio e ne regolava perfino i prezzi. Più tardo i vescovi principi Cristoforo Sizzo e Pietro Vigilio dei conti di Tono confirmarono le proibizioni di Francesco Alberti, e questi privilegi durarono intatti sotto le successive dominazioni bavarese, italiana ed anche austriaca come lo comprova un decreto dei 4 gennaio 1816. Nel 1820 duravano ancora tre cartiere, ora ridotte ad una della Ditta Giuseppe Colombari di proprietà de’ baroni Bertolini vasto edificio situato in seno dell’apertura di Buco di Vela. La carta che si ammannisce serve ad uso di cancelleria, di registri e di disegno, e si apprestano varie specie di carta da impacco e cartoni. In quanto alla qualità gode ancora quel credito che si guadagnò da molti lustri addietro, per consistenza e durata è a preferirsi di molto alla carta a macchina la quale tuttavia scemò lo spaccio di quella fabbricata a mano. Cappelletti Giuseppe imprese a maneggiare la carta pesta, e modellò qualche bel saggio che produsse alla patria esposizione.