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l’estate, ha il vantaggio d’essere posta in deliziosa situazione dove l’occhio si ricrea contemplando la prospettiva della città e de’ colli.

Quanta e quale sia la ricchezza dei nostri naturali prodotti lo mostrò la esposizione aperta in Trento nel 1857. Non passa anno che il minatore non metta a nudo qualche marmo di graziose venature o qualche filone di legno fossile, a quando a quando nei bassi fondi e nelle valli in antico selvaggie, o al margine dei laghi si ritrovano nuovi letti di torbiere, ora si scopre fra le roccie squarciate qualche strato di ardesia, e gli stessi petrefatti concorrono a ingemmare di bizzarri fregi il campo levigato dei marmi. A noi poveri di suolo e flagellati dai torrenti fu almanco la natura cortese di altri doni, che non passarono inosservati ai laboriosi figli di questa terra, e la scienza peregrinando fra valli, sulle roccie e ne’ boschi si affratellò all’industria affinchè progredissero di comune accordo.

Oltre la vasta e già conosciuta torbiera di Fiavè, le più vicine a Trento son le torbiere di Pinè, di Folgaria, del Perginese, Meano, Albiano, della Valsugana e molte altre. Fra le legniti primeggiano i grossi strati dei monti Civerone, Saluco, Spesse, e di Traino sul monte Baldo.


Marmi.


        Alla patria esposizione parvero a tutti sorprendenti i nostri marmi e i nostri legni. Possiamo dire che in tutti i bacini calcarei si scoprì qualche appariscente stratificazione marmorea che poi fu scelta ad ornamento de’ templi e degli edificii. Trento trae gran vantaggio per la solidità ed eleganza de’ suoi fabbricati dalle vicine cave di marmo bianco e rosso che sembrano appartenere alla stessa formazione, da alcuni riportata a quella del Giura, da altri a quella della creta,