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Coronate di spiche, e d’alberelle,
Che maestoso in suo placido corso
Fertilemente il padre Adige irriga,
A me, cui cieca la fortuna, e i gravi
Tempi e ’l desio d’onore, e la speranza
Fanno acerba la vita, a’ lunghi giorni,
Sia di premer concesso, e spirar l’aure
Pregne di molli effluvii, e rotte sempre
Dai venti fuggitivi, e dai ruscelli
Che t’inaffiano il caro antico grembo.