Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
metto, che ove coll’ingegno vostro sappiate si fattamente operare che il maschio di quegl’animali, quali hora veggiamo, femina, et la femina maschio habbia à diventare, tantosto che nella real citta nostra faremo ritornati, nissun’altra cosa prima farò, che quella, di cui vi sono giustamente debitore. alle quai parole havendo la Reina risposto, che ove egli havesse saputo ciò fare, di che lei ricercava, essa anco la richiesta intorno à gl’alicorni fattale harebbe subitamente essequita; il che ove altrimenti avenisse, si contentava ella dal debito, che seco havea di liberarlo, di ciò allegro, et lieto il Re oltre misura, rispondendole, che delle conditioni propostegli era contento, preso l’arco in mano, et con una saetta l’animale, che maschio non era, nella coda percotendo si fece, che tirando pe’l dolore del colpo de’ calci in aria, egli incontanente colla seconda saetta nell’umblico la percosse: la quale sin’al mezzo nel corpo penetrandole, il rimanente, che di fuori si vedea, ad uno membro virile di cotal animale s’assomigliava. poscia senza alcun’indugio il maschio con una saetta nel luogo della natura feminile ferendo, coll’apertura della ferita alla femina lo fece assomigliare: et alla Reina rivolto, Hor tocca à voi, Madama, disse di provare, se più bel colpo del mio saprete fare. il che detto che egli hebbe, preso ella l’arco in mano, et colla prima saetta al maschio gettando il corno à terra, la seconda nella fronte della femina conficcò, si fattamente che la femina