habbia à giacere, ove nelle monete pressio’l mio il nome vostro non faccia scolpire, mi fatte ingiuria grande, mà, a fine che voi siate certa, ch’io in ogni maniera disidero di compiacervi, vi fo intendere, che, ove voi coll’arco, et saette in mano la prova faciate, che à me vederete fare, io certamente nelle monete sono per farvi scolpire. et perciòche ella nel tirar l’arco assai valea, sendosi da fanciulla continuamente in quell’arte essercitata, che di ciò era contenta, al Re rispose. onde havendola egli una sera dopo cena in una gran sala condotta, in capo alla quale uno bacino non molto grande havea fatto collocare, quello primieramente le fe vedere, poscia dettole come dentro vi havea tre saette à tirare con essa nell’altro capo della sala si ritirò: et dato ordine, che gli accesi lumi fussero occultati, tolto l’arco immano, tre saette in quello tirò: delle quai, si come il bacino Percotevano, chiaramente il suono si sentia. Il che fatto ch’egli hebbe, preso la Reina l’arco in mano, et: tirate anch’ella tre saette, il suono della prima si senti, ma la percossa della seconda, et terza non fu udita. di che lieto, et allegro il Re oltre misura, facendosi à credere, che la seconda, et terza saetta non havesse il bacino percosso, fra se stesso disse, Hora si che dall’alta dimanda della donna mia libero, da lei non serò più nell’avenire molestato, ne più potra ricusare, ch’io seco non habbia à giacere. et fatti i lumi recare, vedute le tre sue saette, il cui suono s’era udito, in tre parti del bacino passare, la