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— Questi pomi basteranno per domani. — E tiratasi un poco indietro, le lanciò dentro la finestra il fazzoletto legato.

Intanto la luna, un po’ sbiadita, si mostrava in cielo di fra le nubi spezzate. Le due donne si salutarono. La povera madre prese la strada, e via in silenzio rasente il muro come un’ombra. L’altra, coi gomiti appoggiati al davanzale della finestra e con la testa fra le mani, stette ancora un pezzo a guardarla, ché il lume della luna in quel momento la rischiarava. E rischiarava pure la faccia macilenta della vecchia, una faccia sbiancata e con gli zigomi rilevati, la quale si disegnava su un rettangolo scuro come su un panno mortuario, e pareva proprio il simbolo della morte come vien figurata sui catafalchi: un cranio e due ossa in croce.

Erano molti giorni che la fame macerava e struggeva la vecchia Natalia, ridotta ormai ad uno scheletro vivente; ora la fragranza dei pomi l’aveva come rianimata. Appena udito il tonfo della loro caduta sul pavimento, le sue mani scarne subito li aveva afferrati e istintivamente se li era avvicinati alle labbra mentre mormorava:

— Uno, due, tre, quattro pomi! Ella ha ancora dei pomi pe’ suoi bambini! Chi può averglieli dati? Eh, mio Dio! quando siamo giovani si trova compassione; ma io potrei picchiare a tutte le porte del villaggio, che nessuno mi darebbe una manciata di farina. Direbbero che ho vissuto abbastanza.... Sono già tanti giorni che nessuno mi dà niente.... Oh la fame! la fame!... È un cane che addenta lo stomaco. —

Così dicendo, accostò alle frutta le labbra inaridito, e ne gustava il profumo in una specie di estasi.