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gnata del sangue de’ miei.... l’alloro della sua fronte grondava delle nostre lagrime!... Da quel momento un profondo orrore s’impadronì dell’anima mia, e aborrii una simile unione. Voi rispettaste il mio dolore, nè più mi parlaste di quelle nozze di peccato. Fu delicatezza di cui vi sarò grata in eterno; nè mai dimenticherò le cure amorevoli di cui mi circondaste quando afflitta dalle tante sciagure che desolavano il mio paese, io caddi ammalata; nè la vostra generosa pietà che mi permise di rifugiarmi in questa tranquilla solitudine, lungi dalla gioia oscena di chi poteva godere dell’esterminio dei propri fratelli!
E la pace dei campi e i semplici costumi e l’amore di questa buona gente col ridonarmi la salute, mi avrebbero anche riconciliate col mondo, se il mondo potesse avere ancora qualche attrattiva per l’anima che ha veduto svanire l’unica speranza che ancora l’attaccava alla vita! Ve lo confesso: al prorompere della lotta io mi ero guardata intorno e avevo veduto i miei fratelli fra quelli che pativano e provato simpatia, non pei favoriti dalla cieca fortuna, ma per l’imprescrittibile diritto di un popolo calpestato; non pei vittoriosi, ma pei vinti! E amai la misera donna fuggita da Jalmicco in fiamme che vi chiedeva la elemosina in nome dell’incendio; i feriti trascinati a Gorizia in mezzo agli insulti; il prigioniero che aveva combattuto per la sacrosanta causa dell’Italia; e allora la mia vita si legò alla sorte della mia povera patria, e sperai che tante lagrime e tanto sangue non sarebbero indarno versati.
A Dio non piacque ch’io vedessi il giorno della sua giustizia. Forse non è colma ancora la misura de’ nostri patimenti che ce la devono far meritare. Forse per affrettarla una voce del cuore mi comanda