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viene ora a darvi il suo ultimo addio! So, e ne piango, quale crudele ferita aprirà nel vostro cuore amoroso questa lettera; riconosco che avrei dovuto dedicare a voi tutti i miei giorni e sforzarmi di nascondervi il dolore che mi strugge, perchè l’aspetto della mia apparente felicità vi compensasse in qualche maniera del tanto bene che voi mi avete e mi avreste fatto. Ma un destino, contro al quale ormai io più non valgo a lottare, mi comanda di ritirarmi a pregare e a piangere per il mio povero paese. Mi sta dinanzi la vostra santa immagine paterna, e intendo di parlarvi senza velo, anzi, di aprirvi tutto il mio cuore, come se fossi inginocchiata a’ vostri piedi e voi mi deste la vostra ultima benedizione.

Nata italiana, nulla ha potuto affievolire l’affetto grande che mi legava alla mia terra, qualunque si fossero i suoi destini. Lontana da lei, unica consolazione della mia vita erano le sue memorie; tornata, non vissi che delle sue speranze. Se Iddio le avesse benedette, e la mia nazione fosse adesso libera e indipendente, forse io avrei potuto accettare lo sposo che voi, credendo di farmi felice, mi avevate destinato. Tra i figli di due paesi egualmente liberi, egualmente potenti, è bella l’unione del sangue. È il preludio di quella santa alleanza, che nel cospetto di Dio stringerà un giorno come altrettante sorelle tutte le nazioni della terra. Ma finche v’è chi abusa della forza e chi patisce, cotesta fraterna eguaglianza non esiste, e tra noi e gli oppressori sorge un muro di separazione che non si può varcare senza delitto. Ora le vicende mi hanno pur troppo insegnato che io appartengo alla stirpe dei conculcati ed ho veduto nelle file dei nostri oppressori l’uomo che avevate scelto a compagno della mia vita.... La mano ch’egli mi offriva era ba-