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dono. Uscite! — Fece quella intimazione con tale accento, che tutti ammutolirono ed uscirono.

Nessuno ardiva più entrare in quella camera, dove pareva fosse caduta la maledizione del cielo. Solamente la Lisa non ebbe cuore di abbandonarla, e benché afflitta ed abbattuta, continuava con affettuosa sollecitudine a prestarle le sue cure. Talvolta l’ammalata, vaneggiando, la respingeva dicendole ogni sorta d’ingiurie; tal’altra, vinta da quell’umile costante affetto, pareva tornare in sé, e si gettava a piangere tra le braccia di lei. In uno di questi lucidi intervalli, mentre teneva la fronte appoggiata alla spalla della Lisa, e questa con infinita compassione accarezzava quel povero corpo di già consumato, le disse:

— Sorella, ancora un po’ di pazienza e poi avrò finito di tormentarti.... Oh, se tu sapessi come io desidero di morire!... Ma prima tu devi farmi una grazia. Io avevo una cugina, l’unica parente che una volta mi volesse bene.... Orfana, fin dai primi anni, fui raccolta qui per carità da tua madre. Tu sai, Lisa, ch’io non ho nessuno in questo mondo! — Dopo una breve pausa, durante la quale tutt’e due le fanciulle singhiozzavano, la Mariuccia riprese a dire: — Un giorno ella venne a cercarmi.... Le avevano bruciata la casa, ed ella, ridotta con le sue creature nell’estrema miseria, viveva elemosinando. Ebbene, con lei, che quando stava bene s’era più volte ricordata di me, io fui crudele, Lisa! Quelle robe che sono là in quell’armadio erano sue: io le aveva comperate dagl’infami che hanno saccheggiato il suo paese, e non gliele volli rendere.... e la lasciai partire, senza curarmi della sua disperazione. Ora Dio mi ha punita! Mi figuravo che quella dovesse essere la mia coltre nuziale.... invece Vigi è morto, e io lo raggiungerò tra poco. Ma prima

Percoto. 6