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acutissime strida. La trovarono in camicia, rannicchiata in un angolo, stralunata, che si strappava i capelli e si torceva le dita. Era ghiaccia, batteva i denti, ed era tutta scossa da una convulsione così terribile, che le impediva di parlare. S’accorsero che aveva una forte febbre, e spaventati andarono per il medico, mentre la Lisa s’ingegnava di farla tornare a letto e vi riusciva; ma non v’era modo che la misera potesse riscaldarsi. La buona fanciulla nel vederla in quello stato deplorabile, lagrimava sommessa, e la carezzava e cercava di ravviarle i capelli arruffati. Quantunque priva di conoscenza, pareva tuttavia sentisse, come per istinto, il piacevole effetto di quella mano pietosa, tant’è vero che si andava a poco a poco quietando.

Venne il medico. Fin da quando si erano manifestati i primi sintomi della malattia, egli ne aveva fatto un cattivo pronostico, ed ora la trovava di molto aggravata. Nella notte fu còlta da una specie d’improvviso delirio, e il medico, chiamato di nuovo, disse alla gente di casa che c’era poca speranza, e che quando fosse tornata in sè, sarebbe stato bene avvisarne il curato.

Quando il giorno seguente quella meschina vide entrare in camera il sacerdote, accadde una scena tremenda. Diede in ismanie feroci, gridando come un’ossessa ch’ella era dannata, e che non voleva confessarsi.... Invano il prete cercò di calmarla adducendo tutti gli argomenti che suggerisce la religione.

— Via! via! — urlava l’infelice. — Che venite adesso a parlarmi di Dio? Dio, io l’ho rinnegato il giorno che ascoltai voi, prete sacrilego, predicar dall’altare che noialtri potevamo approfittarci della roba dei ribelli. Che l’incendio e il saccheggio erano