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temè si sentisse male e più volte venne a vederla e a domandarle come stava:

— Devo partire, mia cara, — le disse finalmente — ed è questo che mi addolora profondamente. Anzi, guarda, lascio qui alcuni ricordi per i miei buoni amici che non ho cuore di salutare; ma tu lo farai per me, non è vero? — E dicendo così alcune lacrime le irrigarono le guance. — Questi orecchini — soggiunse — sono per la tua Rosina; e questa crocetta la porterai tu per amor mio. — E senza aspettare che la donna ringraziasse, continuò: — All’Oliva, quando sarà di ritorno, dirai che questo è per il suo ultimo bambino, e che voglio gl’insegni a pronunziare il mio nome.... Oh! mi sarebbe stato pur caro il vederlo crescere qui, sotto a’ miei occhi!... Ma il mio destino mi chiama altrove.... Se tu sapessi quanto mi pesa l’abbandonare questa cara villetta!... Mi ci ero proprio affezionata....

— Se ci siete affezionata — disse la fattoressa — vuol dire che ci tornerete presto. —

Ella scosse mestamente il capo.

— Questa lettera la lascerai qui. E affacciatasi alla finestra, stette alcuni minuti a contemplare con tanta malinconia il paese. Poi piangendo abbracciò la Menica, e: — Addio — le disse. — Ti ringrazio del bene che mi hai voluto. Se lo zio verrà a passare i suoi ultimi anni in questa solitudine.... e io non ci sarò.... fa’ tu le mie veci; cioè, cerca di consolare come puoi la sua vecchiaia.... ma non gli parlar mai di me!... —

Poi scese rapidamente le scale, salì in carrozza, e ordinò al cocchiere che prendesse la strada di Palma.