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La donna non rispose a queste domande, ma le disse versando un torrente di lacrime:

— Fuggi da questo mondo perverso! Ritirati in un monastero; consacra al Signore i tuoi giovani anni, e impetra da lui sorte migliore agli orfani figli miei ch’io lascio alla tua patria!—

Udì allora un fragore tremendo come di mina che scoppiasse, e vide uno spirito fiero con la fiaccola accesa nelle mani passare nell’aria a guisa di angelo sterminatore. Le schiere dei morti cantavano un inno e benedivano la generosa Ungheria. Altre legioni affrettavano intanto il cammino verso il fiume. Erano giovani di tutte le diverse regioni italiane, dal lombardo serio e risoluto all’adusto e vivace siciliano, e avevano i corpi offesi da recenti ferite che sanguinavano. Erano taciturni, tristi, macilenti; taluni piangevano, altri in atto di cruccio e di dispetto volgevansi a guardare dietro, come se più della morte li crucciasse il pensiero della vittoria nemica. Uno di essi le si fermò dinanzi e la fissava come se l’avesse ravvisata. Era la stessa faccia pallida del ribelle da lei veduto un giorno a Gorizia, e che tante volte di poi ella aveva mestamente ripensata, ma oh quanto diversa! In quel giorno, a Gorizia, il suo sguardo ardeva di speranza ineffabile, ora invece que’ grandi occhi neri la fissavano muti, in un’espressione di dolore che non avrà mai conforto. Una ferita profonda gli solcava la fronte; un’altra orribile gli squarciava il fianco. E le pareva sognando che commossa a quella vista pietosa, esclamasse protendendo le braccia verso il giovane in un impeto d’affetto:

— Cara, desiderata immagine che hai spesso consolato la mia solitudine, perchè mi torni adesso innanzi così mesta? Dove sono le gioie che in mezzo ai