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una musica che le mettesse nell’anima l’entusiasmo; e nei giorni che quello taceva, essa si sentiva malinconica ed ammalata, come se le mancasse la sorgente che alimentava la sua vita.

Un dì d’agosto, invitata dalla dolce frescura che sul tramontare del sole dalle acque del torrente si diffonde e porta refrigerio alla campagna, ella si recò, passeggiando tutta sola, fino alla chiesetta campestre che dicono la Madonna di Strada. Da alcuni giorni non s’udiva il cannone, ed ella seduta sul muricciolo presso il cimitero, a’ piedi di un cipresso, mesta e pensierosa tendeva con ansia l’orecchio verso la lontana laguna. Alcune nubi oscure a guisa di panno funebre velavano l’occaso, e dietro ad esse come macchia di sangue calava malinconico e senza raggi il sole, sicché la campagna giaceva in profondo e mesto silenzio. Stava ella in ascolto, sforzandosi di aguzzare ma invano l’udito, quando la scosse il salmeggiare di alcune voci monotone che si facevano sempre più vicine, e osservando, vide luccicare tra il verde degli alberi alcuni lumi, poi una croce: era un trasporto funebre che veniva alla sua volta. Ma in quel momento l’idea di un cadavere e la triste cerimonia che si andava compiendo erano così in armonia con lo stato dell’animo suo, che senza avvedersene unì la sua voce a quella dei sacerdoti, e pregò con loro requie e luce perpetua per lo sconosciuto che all’ombra di quella devota chiesetta veniva a dormire il sonno eterno. Il funebre corteo s’era arrestato, aveva deposto la bara sul limitare del cimitero, e i sacerdoti attendevano in lugubre silenzio. Quella chiesetta era stata in antico eretta alla Vergine di comune accordo da due villaggi, che formavano una sola parrocchia, e avevano consacrato ai loro defunti il praticello che la circon-