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la fatica del camminare e l’afflizione le accelerarono il parto. Sorpresa dalle doglie, aveva dovuto implorare un ricovero per amor di Dio e l’aveva ottenuto in quel fienile; ed ora si consolava nell’idea di poter protrarre ancora quella vendita dolorosa al suo cuore. La signorina le promise di mandar subito a cercare suo marito, e chiamato Valentino, gli ordinò che provvedesse per conto di lei tutto ciò ch’era necessario per la puerpera; poi, la sera, cercò con la fattoressa come alloggiarla. In breve una pulita casetta lì nel villaggio fu allestita, con tutto l’occorrente per lei e pei fanciulli; e quando venne il marito trovò preparata per lui una botteguccia da falegname con tutti gli arnesi necessari. Quei poveretti piangevano di consolazione e di gratitudine, e la signorina era divenuta l’amica dell’Oliva e la seconda madre de’ suoi bambini, le cui innocenti carezze e l’affetto ingenuo la compensavano in gran parte delle molte lagrime ch’ella era destinata a versare.

L’inverno era intanto venuto, e il barone con lettere e visite frequenti sollecitava Cati a tornarsene in città; ma essa a forza di preghiere seppe persuaderlo a lasciarla ancora in quella solitudine per lei piena di attrattive, nonostante i rigori della stagione. Molti poverelli e molti fanciulletti venivano spesso a trovarla, ed ella aveva per tutti qualche regaluccio e una affettuosa parola. Alle giovanette campagnole, che nell’inverno hanno molte ore disponibili, insegnava a ricamarsi il fazzoletto delle feste, a cucir con garbo un grembialino e a talune anche a leggicchiare qualche libretto istruttivo ch’ella prima pazientemente traduceva nella lingua nativa. Talvolta quelle stesse fanciulle venivano a cantarle le villotte del paese, ed ella le ricambiava coll’insegnar