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Di lì a pochi minuti era in chiesa tra una folla di curiosi, e con devoto raccoglimento teneva al sacro fonte la fragile creaturina i cui vagiti prolungati parevano implorare la compassione degli astanti.

Più tardi la signorina si fece accompagnare al fienile di Valentino per salutare la puerpera, e qual non fu la sua sorpresa quando, nella meschina che giaceva su della paglia in quel luogo esposto a tutte le intemperie, ravvisò la poveretta di N***, alla quale pochi mesi prima il barone aveva così crudelmente negata l’elemosina! E anch’ella, la donna, parve l’avesse subito ravvisata, poiché si turbò tutta, e con le mani cercò di nascondersi la faccia fatta di bragia. La signorina le si fece accanto e con voce affettuosa le disse:

— Noi ci siamo vedute un’altra volta e in cattivo momento.... Ora facciamo la pace. Io voglio, per quanto posso, riparare all’offesa di quella brutta sera. E oggi che siamo divenute parenti, e che in qualche maniera sono anch’io la madre della vostra creaturina, voi non potete negare di stringermi la mano in segno di perdono. —

Invece di stringerle la mano, Oliva gliela baciò, e rassicurata da quelle benevoli espressioni, osò pregarla di far sapere a suo marito lo stato miserabile in cui si trovava. Dopo l’incendio egli era entrato a giornata da un falegname. Un contadino dell’Illirico, che possedeva alcuni campi a Jalmicco, aveva più volte tentato di acquistar da lui il fondo della casuccia distrutta, ma essi non avevano voluto acconsentire sperando sempre in qualche risorsa. Finalmente, costretti dal bisogno, vi s’erano rassegnati, e Oliva, lasciati i fanciulli a una sua sorella, s’era avviata per andare a trattare coll’acquirente. Gli stenti,