Pagina:Percoto - Sotto l'Austria nel Friuli, 1918.djvu/40


— 32 —

notti. Ma non era Vienna ch’ei rischiarava; sì bene un’altra città che le si andava spiegando dinanzi all’innamorata fantasia, una città di provincia ch’ella aveva più volte visitato da fanciulletta: era Udine! Era Udine con la sua bella Piazza Contarena, e a quel vivace chiaro di luna, fanciulla vedeva gli svelti colonnami del corpo di guardia, in grazioso contrasto con la fontana e col gotico palazzo del Comune, e sovr’essi, in iscorcio, il castello che si perdeva nell’ampio stellato immensurabile allo sguardo. Oh! ella aveva coll’anima ardente d’amor patrio varcate le Alpi. La pianura del Friuli le stava dinanzi, e ricordò i gentili venticelli che in quella stagione e in quella dolce ora vengono dal mare ad accarezzarla, la freschezza e la pace diffuse nella limpida atmosfera, gli effluvi della terra inumidita dalla rugiada, i canti armoniosi degli usignoli; e un impeto di affetto la riempì di cordoglio. Quella sera si coricò tanto melanconica, che la credettero malata. Ed era di fatto: quel vivo, costante desiderio, ch’ella nutriva in segreto, convertito in passione, agiva potentemente sul suo fisico; e il barone credendo che ne fosse cagione la vita troppo occupata nello studio, la levò di collegio.

La gioia di ritornare in patria produsse salutari effetti: le sue guance ripresero ben presto il loro bel colorito, gli occhi la loro vivida luce, e ridivenne vispa e festosa; tanto che chiunque la vedeva non poteva non ammirarne la delicata simpatica bellezza che in quei giorni aveva raggiunto il suo massimo splendore. Chi può descrivere la contentezza che le irradiava il volto quando finalmente partì con lo zio! La rapidità della locomotiva non bastava al suo ardente desiderio, e guardava con ansia al sole che le pareva s’indugiasse nel suo cammino. La notte,