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che fienile, esposta a tutte le intemperie. Potresti tu in buona coscienza tenerti questa roba ch’è sangue mio?

Mariuccia non rispondeva, ma nel pensiero le tornavano tutti i suoi disegni di felicità. Che cosa avrebbe detto il fidanzato, quando l’avesse saputa senza più quelle robe di cui tante volte egli le aveva parlato? E la famiglia di lui? Doveva dunque entrare in casa proprio a mani vuote?

— Non rispondi? — replicò Oliva. — Oh! se ti ostini, pensa che il Signore ti castigherà. Egli non paga il sabato ma paga sempre.

— Ma perchè ha da castigarmi? In fin dei conti io ho comprato in pubblico e tutti l’han veduto. Se questa roba era vostra — aggiunse con la voce tremante e tutta rossa in viso — era roba di ribelli, e il saccheggio e l’incendio.... io l’ho sentito ripetere alla predica le cento volte.... fu una giusta punizione di cui possono approfittare i sudditi che si serbano fedeli al nostro buon Sovrano....

— E tu, Mariuccia, tu, mia cugina, tu che mi volevi tanto bene, ardisci profferire una sì orribile bestemmia? — gridò la donna indignata. — Ebbene, tienti pure codesta roba: vedrai che ti farà buon pro! Io, nuda e raminga, non vorrei per certo sulla coscienza simili acquisti. Mentre tu dormirai sotto quella coltre ch’è mia, io morirò forse di freddo; ma ogni volta che ti toccherà la pelle, tientelo bene a mente, tu sentirai nell’anima acuto il rimorso! — E corse giù per le scale a precipizio, e presi per mano i suoi piccini, uscì da quella casa pregando Iddio che facesse giustizia.