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altre erbucce fragranti e andava a venderli a Palma. Ella dunque sentiva gratitudine per quei noti e cari luoghi, e pregava il Signore che salvasse quella città dal ferro e dal fuoco, che avevano sterminato il suo povero villaggio.

Intanto da una casa vicina usciva una bella ragazza, la quale coll’arconcello sulle spalle andava per acqua. Quando si trovarono vicine si guardarono un istante incerte; ma quasi subito la ragazza posate in terra le secchie:

— Oliva! — gridò — siete veramente Oliva?

— Mariuccia, mia buona Mariuccia, che piacere provo nel rivederti dopo tanto tempo, e di rivederti così bella e sana! — E le due donne si abbracciarono col più vivo affetto.

— Ma voi siete così patita, Oliva, che quasi stentavo a ravvisarvi! — disse la ragazza.

— Eh! dopo tante disgrazie, cara mia, è miracolo l’esser vivi — diceva la poveretta. E mentre l’accompagnava verso il pozzo, le andava narrando i tanti flagelli che l’avevano colpita e la vita raminga e desolata che da più mesi conduceva. Al ritorno la Mariuccia la fece entrare co’ bambini nella casa dov’era a servire, e dopo ch’ebbe parlato co’ padroni, si mise insieme con lei a preparare un po’ di foglia pei bachi. Quando furono sole:

— L’è andata meglio di quel che credevo — disse la Mariuccia. — Avevo paura che non vi accogliessero volentieri, perchè qui non siete mica veduti troppo bene voialtri Italiani!... Vi trattano, che so io, da gente turbolenta, da ribelli....

— Lo so, Mariuccia!... Credi tu che se la necessità di stendere la mano, per non vedermi morire di fame queste povere creature, non mi avesse da lungo tempo