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— Oh disgraziata! — esclamò la padrona di casa, lasciandosi cader di mano la mestola, con cui gettava nel paiolo la farina. Tutti gli altri cangiarono subito aspetto, e si dettero a sogguardare sospettosi la forestiera e i suoi piccini.

— Voialtri Italiani — disse un vecchio, che dal rispetto con cui veniva trattato pareva il capoccia della famiglia — foste severamente puniti. Io non sono stato a Jalmicco; ma mi dicono che è una vera desolazione.

— È uno spettacolo da fare inorridire! — rispose la poveretta. — Là non c’è più una sola casa in piedi. Da per tutto mucchi di sassi anneriti dal fuoco, e calcinacci che ingombrano la piazza e le strade. La nostra bella chiesa è tutta rovinata; le pietre dei sepolcri spezzate, le reliquie e le immagini dei santi disperse, mutilato, insozzate.... Oh! mio Dio!... E in mezzo a quella distruzione sono acquartierati i soldati che deridono, insultano i meschini che osano rovistare tra quelle macerie....

— Eravate in casa quando diedero fuoco?

— Mio marito era nei campi. Io, meschina, a casa colle creature. Mia suocera spaventata corse ad avvisarmi che i soldati erano vicini, ed io pensai di fuggire. Avevo al collo la collana d’oro, e pensando che avrebbero potuto rubarmela, lasciai i bambini sulla via, tornai in casa e la nascosi nella cassa.... Oh! io avevo una bella cassa, piena zeppa di biancheria e avevo tanti vestiti da far invidia a una regina. Mi tolsi perfino la pezzuola di seta, e, stupida che sono! la riposi con le altre robe per prendermi questo straccio. Poi, via per i campi! Dietro di me udivo le fucilate e lo scalpitare dei cavalli e il vociare pauroso dei miseri paesani. Oh Dio! Non avevo fatto un miglio, quando

Percoto. 2