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Scampati all’incendio di Jalmicco! E allora le tornò in mente il doloroso ricordo di quella sera in cui salita sulla terrazza del suo palazzo aveva veduto ardere quel povero villaggio insieme con altri più lontani.

Quando, smontata nel cortile del castello, fu fatta salire nel salotto della contessa, la fanciulla fu accolta con ogni cortesia così dalla padrona di casa come da alcuni ufficiali austriaci lì convenuti; ma la sua mente, turbata ormai, si confondeva in tristi pensieri. Era pallida fuor di misura; un cerchio di ferro le stringeva le tempie; la luce dei doppieri le offendeva la vista; nondimeno procurò di raccogliere tutta la sua forza d’animo per corrispondere ai gentili complimenti che le venivano rivolti. Un bel giovane biondo, dai lineamenti delicati e dagli occhi cerulei le sedette accanto. Parlarono della capitale, dov’ella era stata educata, dei conoscenti comuni, di un magnifico giardino che da fanciulli avevano una volta visitato insieme.... Ella procurava di comporre il volto al sorriso e discorreva di boschetti, di prati verdi e di fiori, ma cogli occhi dell’anima non vedeva che macchie di sangue. Le pareti della stanza erano adorne dei ritratti dei più famosi tra i generali dell’esercito austriaco. La luce dei doppieri si rifrangeva sui vetri e sulle cornici dorate dei quadri. Quel riflesso le pareva lo splendore d’un incendio, e cominciò ad offuscarsele la vista. I lumi, la stanza, le persone che la circondavano, i quadri, tutto si confondeva. E a traverso quella confusione e quelle fiamme vedeva immagini orribili: cadaveri scarniti, serpenti, luridi vampiri ed altri mostri. Le pareti pure le parevano tutte insozzate da larghe macchie di sangue; il pavimento un bulicame di sangue, o perfin la croce che brillava sul