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ai molti suoi capelli neri, che gli scendevano fino a metà del collo e gli lambivano l’ampio goletto della candida camicia arrovesciato sulle spalle. I suoi occhi neri avevano un non so che di dolce, e s’incontravano sempre in quelli della Mariuccia, anche quando egli parlava con altri dei presenti. Venuta l’ora della partenza, i due giovani vollero accompagnare le fanciulle fino al villaggio.
Da quella sera la Mariuccia non dimenticò più quegli occhi, e anche quando fu appassito, conservò come una reliquia quel garofano. Ma la sua fronte era divenuta pensosa. Non rideva più così facilmente, nè più la sera si lasciava andare con le compagne al solito allegro cicaleccio: una leggiera tinta di malinconia s’era impossessata di tutti i suoi atti. La povera fanciulla aveva saputo che quel giovane apparteneva a una buona famiglia di contadini del vicino villaggio e che se egli avesse chiesto anche la più agiata ragazza del paese, certo i genitori di lei gliel’avrebbero accordata volentieri, perchè l’entrare nella casa di quel giovinotto era ritenuto da tutti una gran fortuna. Invece lei non era che una povera orfana, una serva.... Che cosa gli avrebbe ella portato in dote? Eppure Vigi veniva tutte le domeniche alla funzione nel villaggio di lei, aspettava che ella uscisse di chiesa e l’accompagnava fino a casa. E se talvolta i suoi padroni la mandavano verso quell’ora ad attinger l’acqua, egli le portava la fune e l’aiutava al pozzo in presenza di tutti, sicché ormai non v’era più dubbio sulle sue intenzioni. Allora la Mariuccia divenne più attiva nel pensiero di apparecchiarsi un po’ di corredo. Se ne stava a filare fino a molto tardi e si alzava la mattina prima di tutti, affinchè i suoi padroni fossero contenti di lei e le concedessero qualche ora di lavoro per