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verti questo principio di lettera, già per tre volte ho dovuto asciugare gli occhiali. Tu mi hai scritto mettendomi dinanzi una bella prospettiva; ma con tutto ciò non v’è gioia nella tua lettera!... Oh! il buon Dio dovrebbe almeno consolarmi col far felici i miei cari.... Anch’io appoggio i gomiti sul davanzale di una finestra, ma ho sotto gli occhi ben altro che la magnifica pineta della tua Viareggio. Vedo invece tre luride compagnie di austriaci, avanzi della strage di Königgrätz, e la mia casa è piena di austriaci... Qui, fuori dell’uscio della mia camera, vi sta un tenente co’ suoi attendenti, e tutti nel loro barbaro linguaggio insultano e bestemmiano questa mia povera patria. Il puzzo intollerabile di quella sudicia soldatesca esala dagli assiti mal connessi, e son già varie notti che, per non poterlo sopportare, dormo con le finestre spalancate ad onta dello stato deplorevole della mia salute. Buon Dio, la pace che ora si sta trattando vorrà dare all’Italia un così malaugurato confine? Verranno dunque a squarciare questo povero Friuli? E io tagliata fuori, e io in balia dell’Austria? e questi poveri contadini esposti al pericolo di diventar ben presto tanti contrabbandieri e di demoralizzarsi come già avvenne sotto il primo Napoleone dei vicini villaggi dell’Illirico? Capisco bene che se la rovina di alcuni paesucoli può valere una parte del Tirolo e il possesso immediato delle fortezze, a noi non tocca lagnarci, e bisogna morire moralmente per l’Italia con lo stesso cuore con cui hanno dato la vita i nostri giovani a Custoza e nelle acque di Lissa.... Ma forse il confine al Torre non è che un patto temporaneo dell’armistizio di Cormons, e noi saremo in breve liberi?.... Oh, se potessi avere tale certezza!... Qui invece si vive nel più tremendo dei dubbi: un giorno si spera,

Percoto. 8