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razzolata tra le macerie dei villaggi incendiati, guidate da campagnuoli, che, più avveduti, non avevano aspettato a comprare dai soldati, ma erano stati loro stessi a far raccolta. I soldati, briachi, pretesero che a loro si dovesse almeno il tributo dell’acquavite, e quei contadini furono contenti di cavarsela dando pochi carantani e ricevendo qualche piattonata.


II.

Chi era la Mariuccia?


Nata in una numerosa famiglia di contadini, dove non regnava la pace domestica, la Mariuccia bevve ben presto al tristo calice della sventura. Mal gradita alle zie e all’ava paterna, che in lei puniva il carattere bisbetico e la lingua insolente della nuora, crebbe la bambina fra una turba di fanciulli, quasi coetanea di una bella cuginetta che con lei divideva i trastulli infantili, ma non le carezze e l’affetto dei parenti. Era stata trascurata e spesso maltrattata anche quando aveva viva la madre, ma dopo che l’ebbe perduta, nessuno più pensò alla povera piccina, e la lasciavano priva perfino delle cose più necessarie. Le contese sempre più acerrime che sorgevano fra i diversi membri della famiglia, sovente finivano con lo scaricarsi sul suo capo innocente, e quando il disaccordo giunse a tale che rese necessaria la divisione, essa, cacciata di casa col padre, dovette mettersi nella meschina condizione di chi vive del lavoro giornaliero.

Le suppellettili, gli animali, gli attrezzi agricoli che bastavano alle famiglie unite, divennero, ripartiti,