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E l’altro corvo risponde:
— Restavano ancora al Bano mille e mille prodi, pronti a pugnare per i loro diritti. Aveva il Bano occhi di falco, cuor di poeta; ma gli hanno chiusi gli occhi con una benda d’oro, coll’oro gli hanno avvelenato il cuore. Passarono la Sava, dall’acqua impetuosa e fredda. Credevano di pugnare per la libertà, e non erano che martello in mano all’oppressore. Lì fui e vidi quando i due eserciti si affrontarono. Quindicimila cadaveri hanno coperta la terra. Ho mangiato della loro carne, ho bevuto del loro sangue! Quindicimila son morti, ma non per la patria; son morti per una causa ingiusta ed è maledetto il loro nome! Il Bano ha varcato allora il nero fiume e minacciato la bianca città dell’Imperatore. Lì fui, e vidi: combatterono e vinsero. Saccheggiarono, distrussero, bruciarono. Ma Vienna rassegnarsi non può. —
Quando Marco intese ciò, il suo viso si rigò di lagrime, e tra le lagrime imprecò crucciato:
— Che il sangue dei traditi ricada sul capo dei traditori! O Bano che potevi far libera e grande questa terra, e invece l’hai macchiata d’eterna infamia, possa la fredda Sava ingoiarti insieme coi nostri nemici! Molte madri hai trafitte, e molte mogli alle loro famiglie rimandate vedove, e amorose sorelle fatte vestire a lutto. Oh, quanto sangue versato e versato indarno! Era venuto il giorno della redenzione, e voi vi siete ricordati del mio male e non del mio bene! Vi siete ricordati del padre Vucàssino e non della santa mia madre Gevrosina. Io combattevo per il giusto e per l’oppresso. Contro Vucàssino, padre e re, io aggiudicava l’impero al giovinetto Urosio, e voi avete pugnato contro la giustizia! Dalla mano del Turco io rivendicavo la spada dama-